In un tranquillo giorno di fine settembre, al confine tra Francia e Belgio, nei pressi di Nieppe, un camionista in viaggio verso Bruxelles ha sentito alcune voci provenire dal suo rimorchio e, preoccupato, ha immediatamente allertato la polizia belga. Nel giro di pochi minuti gli agenti lo hanno raggiunto e hanno scoperto che 13 migranti iracheni e siriani si erano effettivamente nascosti all’interno del mezzo pesante.
Secondo quanto riferisce il quotidiano “le Figaro”, i poliziotti belgi hanno ricondotto i profughi verso il confine ma, senza rendersene conto, avrebbero sconfinato di 50 mt in territorio francese.
Quella che poteva essere una semplice distrazione, però, si è trasformata in 4 ore di interrogatorio serrato: gli agenti, infatti, sono stati arrestati dalla polizia francese e interrogati a lungo, come dei criminali. Quanto accaduto ha infastidito – e non poco – i sindacati di polizia del Belgio, che sottolineano come gli agenti fermati non abbiano avuto diritto ad un interprete (i due parlavano solo il fiammingo).
“I migranti, fra cui c’erano anche tre bambini – ha spiegato Georges Aeck, capo della polizia della città belga di Ypres – Sono stati scortati al confine perché non volevamo lasciarli in aperta campagna, lungo la strada a camminare da soli fino alla frontiera”.
Il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, venuto a conoscenza di questo incidente, ha cercato di rimediare chiamando il suo omologo belga, precisando però che la Francia continua a preferire che i migranti non siano accompagnati al confine e giustificando il lavoro fatto dalla polizia francese.