La mani della ‘Ndrangheta sulla Salerno-Reggio Calabria grazie a un ex ingegnere, funzionario dell’Anas, accusato di aver agevolato infiltrazioni illecite negli appalti pubblici.
Oggi, 12 marzo, la Guardia di finanza del Comando provinciale di Reggio Calabria e dallo Scico di Roma hanno sequestrato beni mobili e immobili per un valore di 700 mila euro a Giovanni Fiordaliso, ex ingegnere funzionario dell’Anas.
Il provvedimento di sequestro, relativo a 2 terreni, 2 fabbricati, un autoveicolo, 3 orologi di pregio e alcuni rapporti finanziari, è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Gaetano Paci e del sostituto della Dda Gianluca Gelso.
Le accuse all’ex ingegnere Anas Fiordaliso
Fiordaliso è indiziato di aver agevolato l’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici di cartelli imprenditoriali connotati da contiguità mafiosa, in cambio di profitti e utilità di vario genere.
Negli ultimi anni, la figura del Fiordaliso era emersa in diverse inchieste, come “Cumbertazione” e “Waterfront“, condotte dalle fiamme gialle, a seguito delle quali all’ex funzionario dell’Anas erano stati contestati numerosi capi d’accusa per fatti avvenuti dal 2012 in provincia di Reggio.
In particolare, nella veste di ingegnere funzionario Anas, direttore dei lavori e Rup nell’ambito di varie commesse pubbliche in materia di ammodernamento e adeguamento di tratti autostradali della Salerno-Reggio Calabria, Fiordaliso sarebbe emerso, riporta una nota della Guardia di finanza, “quale indefettibile tassello strumentale all’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici di cartelli imprenditoriali connotati da contiguità mafiosa”.
Gli accertamenti eseguiti dal Gico e dallo Scico su l’ingegnere dell’Anas e sul suo nucleo familiare, hanno consentito alla Dda di accertare la sussistenza di una significativa sproporzione tra il profilo reddituale e quello patrimoniale.
In sostanza, stando alle indagini della Guardia di finanza, Fiordaliso è finito al centro di plurime e reiterate condotte corruttive, a fronte delle quali traeva ingenti profitti ed utilità di vario genere. Da qui, la richiesta di sequestro dei suoi beni che, secondo gli inquirenti, rappresentano il “patrimonio illecitamente accumulato”.