Quattro autisti di bus del trasporto pubblico sono stati licenziati per “scarso rendimento” e assenteismo cronico. In soli due anni e mezzo i dipendenti dell’Atac avevano collezionato 900 giorni di assenza, per la maggior parte giustificati come malattia e presi in prossimità di ferie. Nonostante l’azienda avesse provveduto ad inviare le visite fiscali ai domicili e avviato un procedimento a loro carico, i quattro hanno continuato a presentarsi raramente sul posto di lavoro.
“La volontà della nostra amministrazione è chiara: vogliamo, senza nessuna caccia alle streghe, elevare l’efficenza della nostra azienda di trasporti dalla quale dipende la qualità della vita di milioni di romane e romani – ha spiegato il sindaco di Roma Ignazio Marino – So che la stragrande maggioranza dei lavoratori Atac la pensa così, nell’interesse dei cittadini e della dignità del loro lavoro”.
L’azienda capitolina ha comunicato la sua decisione dopo il caos dovuto agli scioperi di venerdì 17 aprile, quando il servizio era andato in tilt anche fuori dagli orari dell’agitazione sindacale e in previsione di giorni, il primo maggio, e periodi come il giubileo in cui i trasporti saranno un punto cruciale della viabilità cittadina.
Nello specifico i quattro autisti hanno totalizzato quasi mille giorni di assenza – di cui più di 600 per malattia – tra il 1 gennaio 2013 e aprile 2015. Il “record” personale è stato di 403 giorni di assenza, di cui 239 per malattia. “L’attività rientra nell’ambito di un piano di monitoraggio che l’azienda sta svolgendo sull’andamento delle assenze per malattia – spiega un portavoce dell’Atac – Tale Analisi, motivata dalla necessità di migliorare la produttività, come espressamente previsto dal piano industriale, si focalizza sui dipendenti che hanno totalizzato un numero di assenze per malattia superiore alla media registrata nella propria categoria di appartenenza”.