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4 minori su 10 bullizzati in rete

Manca un ponte tra genitori analogici e figli digitali. Davide Dal masoĀ inserito da Forbes Italia tra i 5 under 30 piĆ¹ influenti del 2019 nel settore Education della classifica “100 Number One – Lā€™Italia dei giovani leader del futuro”,Ā Ā ha portatoĀ per primoĀ Ā lā€™educazione civica digitale in classe. Ora propone diĀ costruire un collegamento tra le generazioniĀ per raggiungere un sano equilibri tra vita on-line e off-line.Ā 

Emergenza nascosta

Quattro ragazzi su dieci, tra i 12 e i 16 anni, navigando sul web o frequentando i social media si sono imbattuti in episodi di bullismo. Il social piĆ¹ gettonato, dal 92% di loro ĆØ you tube, seguito da whatsApp (89%,), mentre la terza preferenza ĆØ accordata a Instagram ( 62% ),Ā Ā In quarta posizione nella classifica dei social piĆ¹ usati, riferisce il Sole 24 Ore, cā€™ĆØ tiktok (34% ) che, nel 2019, ha doppiato Facebook fanalino di coda con il 16 per cento. ƈ la fotografia del mondo in rete dei giovanissimi, scattata dallā€™Osservatorio della no profit “Social Warning-Movimento Etico digitale“, fondata dal 24 enne Davide Dal Maso e analizzata dal quotidiano della Confindustria.

Famiglie che non mettono paletti

I numeri dellā€™osservatorio sono il risultato di un confronto con 10.000 ragazzi formati nelle scuole e 7000 con corsi via e-learning, di etĆ  compresa tra i 12 e i 16 anni. Gli under 18 ammettono utilizzare le piattaforme social fino a 4 ore al giorno, mentre solo 1% degli intervistati, pur essendo iscritto, non le usa. Interessante, e non incoraggiante, il dato sul ruolo giocato dalle famiglie nel controllare la navigazione dei figli. Il 45% per cento, evidenzia il Sole 24 Ore, dichiara di non avere regole di sorta, mentre per il 55% lā€™unico paletto posto in casa ĆØ sul controllo del tempo massimo di permanenza on line, con la raccomandazione ā€œbaseā€ di non visitare i siti porno e di mantenere chiuso il proprio profilo.

Assenza di riferimentiĀ 

Stando alle risposte dei ragazzi lā€™esigenza di regole ĆØ sentita: il 72,7% dei giovani ritiene, infatti, che sia giusto dettarle sia ai bambini sia ai ragazzi. In testa alla classifica degli interlocutori con i quali parlare di educazione digitale ci sono gli insegnanti (58,3%), seguiti dalle famiglie (53%) e dalla polizia postale (38%) che precede anche gli amici (35,1%), mentre un ragazzo su 10 non ha mai affrontato lā€™argomento con nessuno. Anche se giovanissimi gli assidui del web sono piuttosto scettici sullā€™affidabilitĆ  delle notizie che si possono trovare on line: quasi il 69% degli intervistati non considera credibili le notizie che trova in rete, dimostrando di aver sviluppato una sorta di anticorpi alle fake news.Ā 

Deficit di reputazione virtuale

E' alto lā€™indice di consapevolezza per quanto riguarda la messa inā€comuneā€ dei loro post e delle loro condivisioni: il 65% sa che una volta in rete il contenuto non gli appartiene piĆ¹, ed ĆØ difficile farlo sparire. Decisamente piĆ¹ bassa la percentuale quando si parla di conoscenza delle regole base per proteggere la propria web reputation: solo il 35% sa come fare. Idee da chiarire anche su un fenomeno molto in voga come quello degli influencer, una certezza per la maggior parte dei ragazzi (65%) ĆØ che non ĆØ facile raggiungere questo ā€œstatusā€. Il 32% non sa esattamente che cosa facciano questi personaggi considerati in grado di orientare opinioni e farsi emulare negli atteggiamenti.

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