“Se comandasse lo zampognaro che scende per il viale, sai che cosa direbbe
il giorno di Natale? ‘Voglio che in ogni casa spunti dal pavimento un albero fiorito di stelle d’oro e d’argento'”. Così scriveva Gianni Rodari nella filastrocca dedicata proprio alla figura, antica ma non estinta, dello zampognaro.
La zampogna è uno strumento musicale di origine pastorale in uso ancora oggi nell’Italia centrale e meridionale la cui funzione era quella di scandire i momenti salienti dell’anno agricolo, secondo l’arcaico calendario stagionale. Per poi passare anche ai periodi festivi e liturgici. E’ tra le melodie che più di tutte rimandano al Santo Natale.
Lo sanno bene i parrocchiani di San Nicolò di Fabriano (in provincia di Ancona) che ieri, 4 dicembre per il triduo dedicato al Santo, hanno ascoltato il suono della zampogna e della ciaramella prodotto da due zampognari professionisti: Giovanni Borraro e Mario Spolidoro.
Per il triduo dedicato al Santo di Bari, il parroco don Aldo Buonaiuto (con l’aiuto dei parrocchiani) ha inscenato il presepe vivente con la Madonna (incinta), san Giuseppe e un’asinella (vera). Non poteva mancare l’ospite d’onore, San Nicolò, che ha raccolto le letterine e dato dei doni ai tanti bambini intervenuti.
Tutti i momenti salienti sono stati accompagnati dalla musica dei due zampognari appositamente invitati da don Aldo per allietare i numerosissimi fedeli accorsi. Entrambi i musicisti sono soliti, nel periodo delle feste, imbracciare la zampogna e la ciaramella per portare la musica del Natale in giro per l’Italia. Interris.it li ha intervistati sul ruolo sociale degli zampognari in una società frammentata e distratta come è quella contemporanea.
L’intervista agli zampognari Giovanni Borraro e Mario Spolidoro
Come è iniziata la vostra passione per la zampogna?
Giovanni (detto Vanni): “Ho iniziato casualmente nel 1989 quando mio fratello, che ha un’azienda ovinicola in Molise, comprò una zampogna. Ne rimasi molto incuriosito. Sono diplomato al conservatorio in clarinetto, dunque mi cimentai in questa nuova avventura che ha importanti radici culturali nella mia Regione. Dopo aver preso alcune lezioni da un maestro, iniziai con mio fratello a suonare in diverse città, nelle stazioni ferroviarie come nei locali, nel periodo festivo. Vedemmo che c’era un buon riscontro da parte del pubblico e così iniziò la mia avventura musicale. Poi, con la creazione del sito internet www.zampognari.com negli anni novanta, si è moltiplicata la richiesta. Il nostro fu il primo sito internet di zampognari in Italia!”.
Mario: “Io sono originario di Salerno. Ho iniziato nel 1994 su proposta di Giovanni che cercava qualcuno che sostituisse suo fratello per un tour musicale in giro per l’Italia. Mi comprai lo strumento e imparai a suonarlo in pochi mesi. Sapevo già suonare la chitarra e l’organetto (altro strumento musicale di origine popolare). In generale, gli strumenti musicali popolari sono semplici da imparare a suonare, proprio perché i suonatori di una volta erano spesso analfabeti, anche a livello musicale. Questo ovviamente non incide sulla bellezza delle melodie che arrivano alla gente in modo immediato”.
In questi giorni siete a Fabriano. Come vi state trovando?
Vanni: “Benissimo! Siamo stati contattati attraverso il nostro sito internet dal parroco, don Aldo Buonaiuto, che ha organizzato il triduo in onore di san Nicolò con molteplici iniziative. Voleva portare la musica del Natale ai fedeli della parrocchia e a quanti fossero intervenuti”.
Mario: “Il pomeriggio di ieri, col presepe vivente, è stato molto pittoresco e sentito, anche da noi che suonavamo. Le persone sono intervenute in massa e sono rimaste molto contente. Oggi, 5 dicembre, suoniamo ancora: saremo nuovamente presenti dal pomeriggio ospiti della parrocchia di San Nicolò. Invitiamo tutti a partecipare!”.
Suonate la zampogna in giro per l’Italia da Nord a Sud da 30 anni. Come è cambiato il Belpaese in tanti anni?
Vanni: “La gente è molto più distratta. Oggi tutti hanno in mano il cellulare per fare foto o per chattare, ma non alzano gli occhi per osservare con attenzione né aprono le orecchie per ascoltare la musica. Siamo tutti più collegati ma frammentati e in definitiva isolati”.
Mario: “Oggi ci sono molti più muri, cancelli, barriere. Un tempo la gente accorreva in piazza al suono della zampogna, o si affacciava dalle finestre. Oggi la gente ha più paura, è diffidente. Siamo inoltre costantemente sommersi dal rumore di fondo, o delle televisioni, o della città. Questo impedisce anche solo di sentire la musica. Che va ascoltata, e non solo sentita, con la mente ma anche con il cuore. Specie a Natale perché porta un lieto messaggio: la nascita del Salvatore”.
Oltre alla parrocchia di san Nicolò, dove suonate?
Vanni: “Ieri abbiamo suonato, oltre che in parrocchia, in una casa rifugio per le vittime di tratta fondata da don Buonaiuto. Oggi suoneremo anche in una casa di riposo e in una struttura per ospiti con disabilità mentale attive entrambe nel fabrianese. La musica ha il potere di portare sollievo a tutti, indipendentemente dall’età, dalla lingua parlata, dallo stato di salute”.
Mario: “La musica è davvero un linguaggio universale. Quella della zampogna ha anche il potere di rimandare chi l’ascolta ai tempi e ai valori di una volta, al mondo semplice dei pastori. Noi suoniamo nelle scuole materne ed elementari oppure all’interno degli ospizi. E non a caso, proprio i bambini e gli anziani sono i nostri migliori fan”.
Qual è la funzione sociale dello zampognaro in epoca moderna?
Vanni: “La musica, oltre a portare sollievo, ha la capacità di aprire le porte chiuse. Lo zampognaro ha la possibilità di entrare in tanti luoghi spesso difficilmente accessibili per i cittadini comuni. Per esempio, noi abbiamo suonato più volte nel carcere di Eboli. Abbiamo portato la musica del Natale e, con essa, la gioia delle feste oltre le sbarre, alle persone recluse e a quanti lì lavorano. Un momento di spensieratezza in un luogo precluso a molti”.
Mario: “Come zampognari, oltre ad entrare in luoghi altrimenti difficilmente accessibili, veniamo noi stessi a conoscenza di realtà nuove. Come ad esempio ieri, quando abbiamo suonato dinanzi alle ragazze vittime di tratta accolte nella struttura Casa tra le Nuvole della Comunità Papa Giovanni XXIII. Noi non sapevamo dell’esistenza, lungo la penisola, di questo genere di strutture di pronta accoglienza che salvano le ragazze dalla strada e dal racket della prostituzione”.
Vanni: “Il ruolo sociale dello zampognaro è cambiato negli anni. All’inizio, erano inseriti nel tessuto sociale, quello pastorizio, e nella cultura contadina. Oggi no. La figura dello zampognaro è dicotomica: non esiste più il mondo pastorale. Ci rapportiamo al mondo contemporaneo come schegge impazzite fuori dal tempo. Questa società è sempre più distratta, veloce, da ‘zapping’. Ciò nonostante, la figura dello zampognaro non è inutile, anzi, è sempre più necessaria! Ce lo dissero le suore una volta che andammo a suonare in un convento a Casperia, in provincia di Rieti. Ci dissero: ‘con la vostra musica fate opera di apostolato’. Secondo me, è questo in definitiva il ruolo dello zampognaro nella società. Gli zampognari infatti portano il Natale a tutti: ai lontani e ai distratti, ai reclusi e ai malati, ai bambini e agli anziani, ai ricchi e ai poveri senza distinzione”.
Mario: “Gli strumenti musicali come la zampogna, legati alla tradizione, fanno ridere e piangere: donano e sono collegati alle emozioni più profonde. Lo zampognaro è infatti una figura della tradizione, molto legata al Natale. Con la sua musica apre i cuori e le menti. Fa fermare le persone: oggi tutti corrono, hanno sempre qualcosa da fare: non staccano mai. Con la musica della zampogna è come se almeno per un attimo il tempo rallentasse. Lo zampognaro non porta dunque doni materiali, ma il ricordo di come eravamo. La gente si ferma, ascolta e ripensa al passato, ai valori di una volta nella bellezza della semplicità. Come ce lo ricorda il Bambinello nato in una grotta”.