La custodia cautelare in carcere per Patrick George Zaki è stata prolungata di altri 15 giorni. E' quanto è stato deciso oggi nell'udienza al Palazzo di Giustizia di Mansura, in Egitto. L'attivista e ricercatore egiziano di 27 anni, studente all'UNiversità di Bologna, è stato arrestao lo scorso 8 febbraio con accuse di propaganda sovversiva. La prossima udienza è fissata per il 7 marzo. E' quanto ha reso noto il legale della sua famiglia.
I legali chiedono indagini su torture e verbali falsi
Gli avvocati dell'organizzazione non governativa egiziana Eipr hanno presentato due denunce alla Procura Generale chiedendo indagini su presunte falsificazioni di verbali e torture perpetrate nel caso di Patrick George Zaki. La prima denuncia è rivolta contro la sezione indagini del Commissariato di Mansura per “falsificazione del verbale di arresto” dello scorso 8 febbraio “numero 9944 del 2020″, precisa un post pubblicato oggi su Facebook dall'”Iniziativa egiziana per i diritti personali” (Eipr), l'ong per la quale Zaky è ricercatore in studi di genere. Una seconda denuncia riguarda il fatto – smentito dalla magistratura egiziana – “che Patrick sia stato percosso e sottoposto a scariche elettriche prima che fosse presentato alla Procura”, riferisce ancora l'Eipr precisando che le denunce sono state presentate lunedì e chiedendo che il “Procuratore generale apra un'inchiesta urgente”.
Sit-in all'Università della Calabria
“Fin tanto che ci sarà questa attenzione sul caso di Patrick George Zaky, sarà più difficile insabbiare il caso, ed è per questo che oggi siamo qui”. E' quanto hanno sostenuto i ragazzi del coordinamento universitario Link, che hanno indetto un sit-in, all'Università della Calabria, a Rende, per chiedere la scarcerazione immediata dello studente egiziano. Gli studenti hanno esposto cartelli con scritte in inglese, italiano e arabo e hanno annunciato di voler manifestare fino alla liberazione di Zaky. “Accadono cose assurde per quanto riguarda i diritti umani – dicono gli studenti – e questa cosa ci preoccupa molto. Chiediamo che si faccia chiarezza e continueremo a lottare per la libertà di Patrick, perché non vogliamo si ripeta ciò che fu per Giulio Regeni”.