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Egitto, terza udienza a Mansura. Zaki scarcerato ma “non assolto”

"Bene, bene, grazie". Così Patrick Zaki al diplomatico italiano dalla gabbia degli imputati poco prima dell'inizio della terza udienza

Lo studente egiziano Patrick Zaki sarà scarcerato “anche se non è stato assolto” dalle accuse: lo hanno riferito alcuni avvocati al termine dell’udienza a Mansura ad un capannello di cronisti tra cui il corrispondente dell’ANSA. Non si sa al momento quando Zaki sarà scarcerato, se nella stessa giornata di oggi oppure nei prossimi giorni.

“Grazie all’Italia”

“Bene, bene, grazie”. Così, facendo il gesto con il pollice all’insù, Patrick Zaki ha risposto a un diplomatico italiano che gli chiedeva come stesse. Lo studente si trovava nella gabbia degli imputati poco prima dell’inizio dell’udienza al tribunale di Mansura. Il diplomatico ha potuto parlargli brevemente e Patrick ha ringraziato per quello che l’Italia e l’ambasciata stanno facendo per lui.

Patrick – scrive Ansa – durante i 4 minuti in cui è stato in aula fuori dalla gabbia era vestito di bianco, colore simbolo degli imputati; portava una mascherina nera calata sul mento, codino, occhiali e si dondolava sui piedi. Accanto a lui, di fronte al banco del giudice, c’erano tre legali e un poliziotto. Prima dell’udienza il giovane ha potuto parlare per diversi secondi attraverso le sbarre anche con la sua fidanzata.

Stamattina a Mansura la terza udienza del processo

Si è tenuta stamattina a Mansura, in Egitto sul delta del Nilo, la terza udienza del processo a carico di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna sotto accusa per diffusione di false informazioni attraverso articoli giornalistici e detenuto in carcere esattamente da 22 mesi.

Il 30enne domenica è stato trasferito dal carcere cairota di Tora, dove ha trascorso quasi tutta la sua custodia cautelare, ad una prigione di Mansura.

In tribunale si sono recati, come nelle due precedenti udienze, anche diplomatici italiani e, su richiesta dell’Ambasciata italiana, pure di altri Paesi per monitorare il processo come prima avevano fatto per tutte le sessioni di rinnovo della custodia cautelare.

Il giudice monocratico di una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori della città natale di Patrick, oltre ad eventualmente replicare alla memoria nel corso della seduta, oggi doveva decidere se aggiornare ancora l’udienza ovvero pronunciare una sentenza di condanna o assoluzione inappellabile. Ha scelto per la sentenza.

Presentata una memoria difensiva

L’udienza è serveta al pool di avvocati di Zaki anche per presentare una memoria difensiva preparata sulla base dell’accesso ottenuto con la precedente seduta, quella del 28 settembre.

La legale di Patrick, Hoda Nasrallah, ha chiesto l’acquisizione di altri atti per dimostrare sia una presunta illegalità durante l’arresto del 7 febbraio 2020 e sia la correttezza dell’articolo sui copti alla base del processo.

Nello specifico, ha sintetizzato un altro legale di Zaki a margine dell’udienza, Nasrallah ha chiesto al giudice di acquisire le registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto del Cairo, i verbali redatti da un agente della Sicurezza nazionale e da uno della polizia, copie di verbali di un processo civile e la convocazione di un teste.

Le registrazioni video servono per dimostrare che Patrick fu arrestato all’aeroporto del Cairo e non a casa propria a Mansura, come invece sostenuto dalla Procura, ha aggiunto la fonte.

I verbali richiesti sono quello del funzionario della sicurezza nazionale che documentò la cattura al Cairo e quello dell’agente di polizia che ha registrato il fermo a Mansura, ha precisato, aggiungendo che i due documenti dovrebbero dimostrare l’illegalità del fermo.

Gli atti del processo civile riguardano un cristiano che sarebbe stato discriminato impedendogli di testimoniare in un caso di eredità contesa del 2008, come sostenne Patrick nell’articolo del 2019 sulle discriminazione dei copti in Egitto e incriminato in questo processo. Sempre in relazione all’articolo, Nasrallah ha chiesto che venga acquisita la testimonianza del fratello di un soldato cristiano ucciso da terroristi islamici e al quale sarebbero stati negati adeguati onori, sempre secondo l’articolo scritto dallo studente del quale la legale vuole dimostrare la veridicità, ha riferito ancora la fonte.

L’arresto 22 mesi fa

Patrick era stato arrestato il 7 febbraio del 2020 tornando in Egitto per una vacanza e i 19 mesi di custodia erano stati giustificati con accuse di propaganda sovversiva fatta attraverso dieci post su Facebook.

Il rinvio a giudizio è avvenuto invece per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” sulla base di tre articoli scritti da Zaki, tra cui uno del 2019 sui cristiani in Egitto perseguitati dall’Isis e discriminati da frange della società musulmana. Il ricercatore e attivista rischia fino a cinque anni di carcere.

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