Il presidente Xi Jinping ospiterà il 18 e 19 maggio prossimi il primo vertice con i leader di 5 ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan), regione storicamente sotto l’influenza russa e sotto pressione dopo l’invasione di Mosca ai danni dell’Ucraina.
Il summit Cina-Asia centrale
Il summit Cina-Asia centrale si terrà nella città settentrionale di Xi’an, capoluogo dello Shaanxi, punto di partenza dell’antica Via della Seta. L’iniziativa vuole consolidare l’influenza di Pechino nell’area e si terrà quasi in concomitanza con il summit dei leader del G7 (19-21 maggio) di Hiroshima, in Giappone.
La portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying ha riferito in una nota che i partecipanti, su invito cinese, sono i presidenti Kassym-Jomart Tokayev (Kazakistan), Sadyr Japarov (Kirghizstan), Emomali Rahmon (Tagikistan), Serdar Berdimuhamedov (Turkmenistan) e Shavkat Mirziyoyev (Uzbekistan). Tutti i leader, tranne quello turkmeno, saranno impegnati in una visita di stato in Cina dal 16 al 20 maggio, su invito di Xi, a segnalare ai leader del G7 che il Dragone non è isolato. Pechino aveva già comunicato la volontà di ospitare il vertice, ma non ancora le date. La Russia, che dalla metà dell’Ottocento ha considerato l’Asia centrale come il proprio cortile, vede il suo ruolo conteso e i tradizionali alleati regionali ambiti da Cina, Turchia e Paesi occidentali per le ricche risorse naturali tra gas e petrolio. Un trend che ha avuto un’accelerazione con l’aggressione di Mosca all’Ucraina.
Ad aprile, incontrando a Xi’an gli omologhi dei 5 “stan”, il ministro degli Esteri Qin Gang aveva lanciato messaggi rassicuranti e ribadito che Pechino “continuerà a sostenere la salvaguardia della vostra sovranità e integrità territoriale”, aderendo alla politica di “buon vicinato e amicizia. Tutte le parti hanno confermato fermo sostegno reciproco su questioni riguardanti gli interessi fondamentali, dura opposizione all’interferenza esterna negli affari interni e rifiuto risoluto dell’uso della forza, che crea caos e turbolenza in Asia centrale”. I collegamenti ferroviari tra Cina ed Europa attraversano la regione e sono vitali per la Belt and Road Initiative (BRI), la nuova Via della Seta, il piano infrastrutturale di Xi. Nel 2022, l’export cinese verso l’Asia centrale è salito del 60% annuo a 1,4 miliardi di dollari, secondo i dati del ministero del Commercio cinese di marzo. L’influenza crescente del Dragone nell’area non è priva di diffidenza, a partire da Kirghizistan e Kazakistan, anche per la repressione di Pechino nello Xinjiang a danno di uiguri e minoranze musulmane. A settembre 2022, a conferma del crescente interesse cinese per l’Asia centrale, Xi ha compiuto il suo primo viaggio all’estero in Kazakistan dopo tre anni di isolamento anti-Covid.
Fonte: Ansa