Si inasprisce sempre di più il conflitto sulla Striscia di Gaza, esploso nuovamente con particolare violenza dopo gli scontri che sono iniziati lunedì scorso a Gerusalemme, sulla spianata delle Moschee. Il bilancio aggiornato dei palestinesi rimasti uccisi a Gaza nei ripetuti attacchi israeliani è di 53 persone, compresi 14 bambini e minori, e tre donne. Lo ha reso noto il ministero della sanità di Hamas. Il numero complessivo dei feriti è di circa 320.
Razzi contro la città di Dimona
Nella giornata di oggi, l’ala militare di Hamas, le Brigate Ezzedin al-Kassam, ha affermato con un post sul proprio sito di ave lanciato 15 razzi in direzione della città di Dimona, dove si trova anche la centrale nucleare israeliana. Da parte sua, il portavoce militare israeliano riferisce che sono suonate le sirene di allarme nella zona di Beer Sheva, che è distante dalla città di Dimona circa 50 chilometri e circa 40 chilometri da Gaza. La zona interessata è per lo più desertica, ed abitata da tribù beduine.
La denuncia della Corte penale internazionale
“Noto con profonda preoccupazione l’escalation della violenza in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, così come dentro e intorno a Gaza, e la possibile commissione di crimini ai sensi dello Statuto di Roma“, scrive su Twitter la Procuratrice capo della Corte penale internazionale Fatou Bensouda.
Ue: sgomento per le tante vittime, cessare la violenza
“La grave escalation in Israele e nei territori palestinesi occupati, compreso il forte aumento della violenza dentro e intorno Gaza, deve cessare”, ha affermato l’alto rappresentante Ue, Josep Borrell, in una dichiarazione. “L’Ue è sgomenta per il gran numero di morti e feriti civili, compresi i bambini. La priorità deve essere proteggere i civili. Tutti gli sforzi dovrebbero essere diretti a evitare vittime civili e sostenere la distensione”.
“Il lancio indiscriminato di razzi da Hamas e altri gruppi verso i civili israeliani è inaccettabile. Pur conoscendo la legittima necessità di Israele di proteggere la sua popolazione civile, questa risposta deve essere proporzionata e con la massima moderazione nell’uso della forza – ha affermato Borrell -. Occorre fare di tutto per prevenire un conflitto più ampio che, interesserebbe, in primo luogo le popolazioni civili di entrambe le parti. A Gerusalemme, lo status quo dei luoghi santi deve essere rispettato e la libertà di culto garantita”.