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Via al Festival, Fiorello fa il “don Matteo”

Lo aveva promesso dal balcone che affaccia sulla piazza dell'Ariston di ricordarsi il format da usare per chiamare in scena il timoniere. Fiorello però fa decisamente più del previsto, presentandosi vestito da don Matteo (“L'unico Matteo che funziona in Italia”, dice) invitando la platea a intonare il nome Amadeus come fosse l'Alleluia e mettendo in scena una parodia del sacro che stona su più fronti, a cominciare dal dubbio utilizzo di un abito come quello sacerdotale. Non ultima l'invocazione del Santo Padre: “Non disdica il canone Rai, non si arrabbi, il mio è un abito di scena…”. E allora, scene a parte, si parla del contenuto: apre con una “benedizione”, spiegando di indossare l'abito originale di don Matteo, con una performance di apertura che sui social aveva già iniziato a far discutere. Decidendo finalmente, poi, di cominciare il Festival di Sanremo numero 70 condividendo i ricordi del conduttore: “Trentacinque anni fa promisi a un mio amico – dice Amadeus – che se un giorno avessi condotto il Festival lo avrei chiamato al mio fianco. Oggi mantengo quella promessa“. Un bell'aneddoto che precede l'ironia di Fiorello sui rischi che corre l'amico: “Sono gli attimi che precedono la fine della tua carriera: ti levano pure i Soliti Ignoti. Ce l'hai presente il parente misterioso? Sei quello. La gente cerca i selfie che si è fatta con te e li cancella. Tu non devi pensare al cast, a quelli che stanno qua, ma a quelli che hai lasciato a casa. Ce n'hai lasciati duecento”. E un amarcord lo concede pure lo showman siciliano: “Ma non era meglio il Festivalbar? Alla prima puntata sapevi già chi avrebbe vinto”. E chiude-apre con una citazione figlia dei giorni nostri, parodiando in modo dubbiamente conveniente: “Ricordati: a Sanremo si entra Papa e si esca Papeete”. Altra fonte di discussione social, persino con Selvaggia Lucarelli a lanciare una critica lo showman tacciandolo di non aver fatto ridere.

La gara

Sì, c'è anche la musica: iniziano i selezionati di Sanremo Giovani, con le belle esibizioni degli Eugenio in Via di Gioia e la loro Tsunami, Tecla con 8 Marzo, Fadi con Due noi e il più giovane della dinastia Gassman, Leo, che porta all'Ariston Vai bene così. Al secondo round vanno lui e Tecla, nonostante il pezzo più interessante sia apparso quello dell'eccentrico gruppo torinese. A Tiziano Ferro è affidato il compito di omaggiare Domenico Modugno, con una rievocazione dal tono un po' swing di Nel blu dipinto di blu, inaugurando la prima delle sue performance che ogni sera accompagneranno i cantanti in gara. A Diletta Leotta (che ribattezza il conduttore come Amadinho) e Rula Jebreal di assistere il direttore artistico. Ci sono anche loro, i cantanti: apre Irene Grandi, proseguono Marco Masini e Rita Pavone, prima dell'esibizione di Achille Lauro, perfettamente intonata al titolo della canzone, Me ne frego, con un mantello che va presto via per lasciar posto a una tuta aderente smanicata, con tatuaggi in bella vista in una dichiarata pretesa di richiamare la rinuncia ai propri averi di san Francesco d'Assisi. Canta anche Diodato, con la bellissima Fai rumore. Anticipa il ritorno di Al Bano e Romina Power che, dopo la legittima nostalgia (canaglia, naturalmente) che lasciano rievocando i grandi successi che furono, lanciano l'attesissimo inedito. Cantano Le Vibrazioni, bellissima la performance di Anastasio, con la sua potente Rosso di rabbia, poi Bugo e Morgan, Alberto Urso, Riki, inframmezzati dalla Tu come stai interpretata dal cast del film di Gabriele Muccino Gli anni più belli, con i quattro protagonisti, Claudio Santamaria, Kim Rossi Stuart, Pierfrancesco Favino e Micaela Ramazzotti accompagnati da altri quattro interpreti che rappresentano loro stessi da giovani. Spazio alle emozioni con la commozione di Tiziano Ferro, che torna con le note di Mia Martini, e il toccante monologo sulle donne di Rula Jebreal e con la performance di Antonio Maggio e Gessica Notaro, la giovane sfregiata con l'acido, salita sul palco assieme all'ex vincitore delle Nuove proposte (2013) per gridare il proprio no alla violenza. Chiude Raphael Gualazzi e una classifica che, per ora, premia Le Vibrazioni. Ma è solo la prima serata.

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