“Vi ho chiamato amici”, dice Gesù rivolto ai suoi discepoli: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi“.
In questo brano tratto dal Capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, una parola spicca sulle altre “Amici”. Per i discepoli essere chiamati “amici”, rivela un legame molto profondo e particolareggiato con Gesù, il loro unico Maestro.
Quella con Gesù è un’amicizia che sa di eternità, non si interrompe, non soffre di gelosie o invidie è un’amicizia per sempre. Nell’esortazione apostolica post sinodale del 25 marzo 2019, “Christus Vivit” Papa Francesco ha scritto: “L’amicizia con Gesù è indissolubile. Egli non ci abbandona mai, anche se a volte sembra stare in silenzio. Quando abbiamo bisogno di Lui, si lascia trovare da noi e sta al nostro fianco dovunque andiamo”.
L’amicizia non si può catalogare come una relazione veloce e passeggera tra individui, ma quella sincera, leale e stabile, cresce giorno per giorno, e il più delle volte si trasforma in un rapporto di affetto e di fiducia totale nell’altro.
Si deve aggiungere che proprio l’amicizia deve intendersi come un vero rapporto alla pari, che si basa sul rispetto, sulla stima, sulla disponibilità reciproca e che non pone vincoli nei comportamenti delle persone coinvolte. La vera amicizia non dipende da chi è arrivato prima o da chi ti conosce da più tempo, ma dipende da chi è arrivato e non è più andato via.
Ma alla nostra mente si pone una domanda: è così anche oggi? Vale ancora il detto: “Chi trova un amico…trova un tesoro?. Se pensiamo allo svariato e a volte complesso e variegato mondo dei social, tante persone si vantano di avere centinaia, se non addirittura “milioni” di followers, ma quanti sono gli amici nel concreto?
Un amico, per essere tale, bisogna conoscerlo, non affidarsi ai semplici contatti. Essere amici significa saper ascoltare, significa conoscere in maniera approfondita, essere presenti in tutti i momenti della vita, negli attimi di dolore e nei respiri di gioia.
Lo scrittore Omar Falworth, definendosi maestro di saggezza e di felicità, afferma nei suoi libri che: “L’ amicizia è…frequentare una persona per quello che è, non per quello che ha. Per quello che fa, non per l’importanza che ha. Per quello che dà, non per quello che si vorrebbe ricevere”.
E, proprio all’amico, parliamo, confidiamo tutte le nostre fragilità e debolezze, con lui possiamo e vogliamo condividere tutto, perché siamo sicuri che non giudicherà i nostri pensieri, le nostre azioni, il nostro comportamento.
Nel libro del Siracide, scritto da Yehoshua ben Sira, un giudeo di Gerusalemme tra il 196 e il 175 a. C. leggiamo: “Un amico fedele è come un rifugio sicuro, e chi lo trova ha trovato un tesoro. Un amico fedele è come possedere una perla rara: non ha prezzo, ha un valore inestimabile“.
In definitiva, ne “La gioia dell’amicizia“ di San Giovanni Crisostomo (344/354-407) si completa il discorso sull’ importanza di avere un amico, scrive infatti il Vescovo e Dottore della Chiesa: “Un amico fedele è un balsamo nella vita, è la più sicura protezione./ Potrai raccogliere tesori d’ogni genere, ma nulla vale quanto un amico sincero. / Al solo vederlo l’amico suscita nel cuore una gioia che si diffonde in tutto l’essere. / Con lui si vive un’unione profonda, che dona all’animo gioia inesprimibile./ Il suo ricordo ridesta la nostra mente e la libera da molte preoccupazioni./ Queste parole hanno senso solo per chi ha un vero amico, per chi, pur incontrandolo tutti i giorni, non ne avrebbe mai abbastanza”.