Un anno fa la tragedia del Mottarone. Alle 12 del 23 maggio 2021 lungo le pendici del monte – nelle Alpi Pennine – una cabina della funivia, verso la fine della corsa, si blocca, torna indietro, precipita e si schianta a terra, uccidendo 14 persone: tutti gli occupanti eccetto un bimbo di 6 anni, Eitan, salvato forse dal padre nella più grave sciagura degli impianti a fune avvenuta in Italia.
Una sciagura annunciata e che non sarebbe mai avvenuta se fosse stata fatta la manutenzione prevista dalla legge e, soprattutto, se i freni di emergenza della cabina non fossero stati colpevolmente disinseriti con i famigerati “forchettoni”, che avrebbero impedito alla cabinovia di scivolare all’indietro.
L’inchiesta: 12 persone e due società accusate
I verbali redatti dai carabinieri nei primissimi momenti seguiti alla sciagura e depositati nell’inchiesta del procuratore di Verbania Olimpia Bossi e del sostituto Laura Carrera, accusano 12 persone e due società (il gestore Funivie del Mottarone e la Leitner, colosso mondiale del settore cui era affidata la manutenzione) di disastro, omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime colpose e rimozione di sistemi di sicurezza. L’inchiesta non è ancora conclusa. Il dolore di quanti hanno perso parenti, figli e nipoti non finirà mai.
Eitan, famiglia Peleg: “Continueremo a lottare per lui”
“Eitan è con noi nei nostri cuori e nei nostri pensieri. Continueremo a lottare per lui perché cresca in Israele, la sua casa naturale, casa della sua famiglia, luogo di sepoltura dei suoi genitori e del fratellino”. Lo dice – in una nota diffusa dal portavoce Gadi Solomon – l’intera famiglia materna del piccolo Eitan ad un anno dalla tragedia del Mottarone. Il bambino, dopo una lunga battaglia legale non priva di colpi di scena, si trova ora in Italia con la zia paterna Aya Biran.