Al termine di una seduta interminabile il Parlamento della Tunisia ha votato in nottata, con 134 voti a favore e 67 contrari, la fiducia al Governo del premier Hichem Mechichi. E’ il nono primo ministro dalla rivoluzione del 2011, dalla cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini.
Il nuovo Governo di Mechichi
Mechichi, 46 anni, giurista, già ministro dell’Interno, uomo di fiducia del presidente Kais Saied, ha affermato il suo impegno personale a lavorare in modo costruttivo, con tutti i partiti politici e le organizzazioni nazionali, convinto del ruolo che tutte le forze debbano svolgere al servizio della Patria.
Pur proponendo un esecutivo di tecnici, Mechichi è riuscito a convincere le varie forze politiche a privilegiare il superiore interesse della nazione rispetto ai vari interessi partitici. Si tratta di una squadra di 25 ministri e tre segretari di Stato (tra cui otto donne), “il cui lavoro sarà soggetto a monitoraggio periodico per valutare le prestazioni del governo e garantire il raggiungimento degli obiettivi”, ha detto il premier in aula illustrando le cinque priorità dell’azione governativa: fermare l’emorragia delle finanze pubbliche; razionalizzare debito e spesa pubblica; ripristinare la fiducia degli investitori e sostenere gli investimenti; riformare il settore pubblico; proteggere le classi svantaggiate.
Le forze in campo
In nottata hanno votato a favore di Mechichi l’islamico Ennhadha, Qalb Tounes, il gruppo di Riforma nazionale, Tahya Tounes e gruppo nazionale ed altri. Contrari, la coalizione islamista al Karama, Echaab ed Ettayar (Gruppo democratico), ed altri. Il Pdl di Abir Moussi ha annunciato un’opposizione “costruttiva”.
La Tunisia sta vivendo un momento nero. Una congiuntura economica sfavorevole con una disoccupazione al 18% e un crollo del Pil del 12%. Inoltre, l’emergenza coronavirus ha azzerato quest’anno le entrate turistiche, fondamentale fonte di profitti per il Paese. Infine, la perdurante crisi della vicina Libia non aiuta i commerci.
Il programma economico
Il programma di Mechichi punta molto sul risanamento delle finanze con una ricetta mista di aumento delle entrate, diminuzione della spesa pubblica e ritorno degli investimenti. “Sarà un governo di azione, successo, efficienza e cambiamento che cercherà soluzioni innovative alle questioni nazionali, tenendo conto dei mezzi a disposizione del Paese”, ha detto il premier ripreso da Ansa. La Storia gli darà ragione? Lo vedremo nei prossimi mesi.