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Tra anima e business. La ricchezza del bene in tempo di pandemia

Imprenditori-simbolo del capitalismo italiano (Ferrero, Banca Mediolanum) ma anche grandi donatori nell'emergenza sanitaria e sociale provocata dal coronavirus

“La ricchezza del mondo oggi è nelle mani della minoranza, di pochi, e la povertà, anzi la miseria e la sofferenza, di tanti, della maggioranza- sottolinea il Papa-. Il mondo è ricco di risorse per assicurare a tutti i beni primari. Eppure molti vivono in una scandalosa indigenza e le risorse, usate senza criterio, si vanno deteriorando. Ma il mondo è uno solo! L’umanità è una sola! E ogni ricchezza, per essere buona, deve avere una dimensione sociale“.

Il bene non fa notizia

Safiria Leccese, autrice del libro “La ricchezza del bene” (edizioni Terra Santa) nel quale sono raccontate le storie di dieci imprenditori che hanno fatto dell’azienda una famiglia, che sono stati capaci di fare del bene non solo ai propri dipendenti, ma anche a un territorio, talvolta anche in Paesi lontani, si chiede: “Come mai è così difficile raccontare le cose belle? E ancor più quelle che profumano di buono? Da un po’ di tempo, nella mia mente di giornalista, girava questo pensiero. Forse – rimuginavo – perché, da che mondo è mondo, il bene non fa notizia. Ho voluto raccontare le storie di dieci imprenditori che hanno fatto dell’azienda una famiglia, che sono stati capaci di fare del bene non solo ai propri dipendenti, ma anche a un territorio, talvolta anche in Paesi lontani. “Storie di carne”, esempi di un’imprenditoria che fa profitti importanti, mai realizzati calpestando le persone ma, anzi, valorizzandole. Per entrare in ogni storia sono andata sul posto, ho visitato le sedi centrali, ho trascorso del tempo con i fondatori, gli imprenditori, gli amministratori delegati, i collaboratori e i dipendenti; mi sono fatta raccontare dalla viva voce dei protagonisti come sono nate queste realtà e le iniziative di solidarietà e sostenibilità che hanno realizzato in Italia e nel mondo. Mi riesce difficile chiamarle “aziende”, perché per quanto grandi, alcune leader a livello mondiale, per me hanno acquisito un nome e un volto, che ha dietro altri volti: genitori, mogli rimaste apparentemente dietro le quinte ma determinanti, collaboratori preziosi nel momento del bisogno. Non sono aziende, sono vite impastate in un’avventura imprenditoriale che dal nulla ha preso il via grazie a un’intuizione, seguita da una passione, messa a frutto da un talento“.

Contro la pandemia

Imprenditori-simbolo del capitalismo italiano (Ferrero, Banca Mediolanum) ma anche grandi donatori nell’emergenza coronavirus. Per esempio Silvio Berlusconi ha deciso di mettere a disposizione della Regione Lombardia, tramite una donazione, la somma di 10 milioni di euro, per la realizzazione del reparto di 400 posti di terapia intensiva alla Fiera di Milano o per altre emergenze. Il primogenito del fondatore di Esselunga Caprotti ha annunciato la costituzione di un fondo di 10 milioni a sostegno di iniziative terapeutiche in Lombardia e un piano a favore delle categorie piu’ deboli colpite dagli effetti dell’epidemia.  Anche la famiglia Ferrero, attraverso Ferrero Italia, ha deciso di donare dieci milioni di euro alla struttura guidata dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri.  La lista comunque è lunghissima: Giorgio Armani ha messo a disposizione 1,25 milioni, la famiglia Benetton ha donato 3 milioni di euro, la francese Kering 2 milioni, mentre Moncler ha elargito 10 milioni sempre per l’ospedale-terapia intensiva in Fiera a Milano La famiglia Agnelli, sempre per far fronte all’emergenza a livello nazionale, ha disposto un contributo pari a 10 milioni di euro a beneficio del Dipartimento della Protezione civile. Anche l’azienda farmaceutica, riferisce Tgcom24, Bayer ha elargito un milione di euro agli ospedali della Lombardia per acquistare macchinari salvavita. La donazione  è destinata all’acquisto di macchinari per la terapia intensiva e subintensiva. Mentre la Fondazione Tim ha deciso di donare 500mila euro e di lanciare una  sottoscrizione volontaria tra i dipendenti Tim.

 

 

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