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Terrorismo: chiesta condanna a 5 anni per Alice Brignoli, ex Isis

Brignoli non ha voluto mai fornire elementi utili sull'organizzazione del suo viaggio verso la Siria e sugli altri "foreign fighter"

La Procura di Milano ha chiesto una condanna a 5 anni di carcere per Alice Brignoli, moglie del deceduto militante dell’Isis Mohamed Koraichi, a processo in abbreviato con l’accusa di terrorismo internazionale dopo essere stata arrestata in Siria a settembre dal Ros dei carabinieri e riportata in Italia assieme ai 4 figli, poi affidati ad una comunità.

Il difensore della 42enne, l’avvocato Carlotta Griffini, ha chiesto l’assoluzione perché non sarebbe “provata la partecipazione all’associazione terroristica”. La decisione del gup Daniela Cardamone è attesa per l’11 maggio. L’inchiesta è stata coordinata dal capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili e dal pm Francesco Cajani.

Alice Brignoli detta “Aisha”

Alice Brignoli detta “Aisha” – così si faceva chiamare dopo la conversione – e suo marito Mohamed, avevano iniziato il percorso di radicalizzazione nel 2009. I due erano tra i sei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito di un blitz di Digos e Ros dell’aprile 2016 che portò all’arresto di 4 persone: Abderrahim Moutaharrik, campione di “muay thai” legato all’Isis e che nelle intercettazioni diceva di essere disposto a compiere attentati in Vaticano, la moglie Salma Bencharki, Abderrahmane Khachia e Wafa Koraichi, sorella di Mohamed, marito della donna.

Il maggiore dei figli della donna, 7 anni all’epoca della partenza, sospettano gli inquirenti, era stato addestrato. Il quarto è nato nel campo profughi al-Hawl, al confine fra Siria e Iraq, dove la famiglia era approdata da Raqqa dopo diversi spostamenti nell’arco di cinque anni, fuggendo di volta in volta dai bombardamenti. Il marito sarebbe morto per cause naturali, mentre la donna aveva detto che era deceduto in combattimento.

No comment sugli altri “foreign fighter”

“E’ stato un grosso errore, lo Stato islamico non era il posto idilliaco che ci aspettavamo quando siamo partiti, rispondendo al richiamo di al-Baghdadi, anzi volevamo tornare indietro”, aveva detto la 42enne nell’interrogatorio davanti al gip il 30 settembre. La donna è stata più volte sentita anche dai pm, ma non ha voluto mai fornire elementi utili sull’organizzazione del viaggio verso la Siria e su altri “foreign fighter”.

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