“È stata fatta giustizia per intere famiglie sterminate la notte del 24 agosto 2016”, ha commentato così la sentenza del giudice di Rieti, l’avvocato delle famiglie delle vittime delle due palazzine di piazza Sagnotti ad Amatrice. I due stabili identici costruiti in cemento armato dallo Iacp tra il 1973 e il 1977 erano completamente abusivi ed edificati in modo difforme dal progetto iniziale. Motivo per cui crollarono durante le scosse di terremoto, causando la morte di 18 persone e il ferimento di altre 3.
Sentenza giusta
La condanna del giudice di Rieti a un totale complessivo di 36 anni di carcere per tutti e cinque gli imputati ha accolto in pieno le richieste del pm Rocco Gustavo Maruotti che per gli stessi reati aveva chiesto 35 anni. Il pubblico ministero per la commozione ha pianto durante la lettura della sentenza che ha dato pieno riconoscimento a quattro anni di lavoro estenuante.
Il tribunale ha condannato il direttore tecnico dell’azienda costruttrice Ottaviano Boni a 9 anni, l’amministratore unico Luigi Serafini a 8 anni, il presidente dell’Iacp Franco Aleandri a 7 anni, il geometra della Regione Lazio e Genio Civile a 5, e infine Corrado Tilesi allora assessore al Comune di Amatrice. L’accusa per tutti gli imputati era di omicidio colposo multiplo, crollo colposo, disastro e lesioni.
Commozione per le vittime
Quei morti si potevano evitare. Il pm Maruotti, che ha coordinato tutte le indagini dall’inizio, lo diceva già quattro anni fa che quegli edifici di edilizia popolare sarebbero crollati con qualsiasi sisma poiché non erano stati costruiti a norma. Anche i funzionari pubblici che avrebbero dovuto vigilare sulla loro realizzazione non lo avevano fatto. “Resta il rammarico – conclude il Pm di Rieti ai microfoni di Skytg24 – per i 18 morti che si potevano e dovevano evitare”. Soddisfazione e commozione anche tra i familiari delle vittime che finalmente hanno avuto giustizia dallo Stato.
Il processo di Accumoli
Ora si attende l’altra sentenza, quella per il processo del crollo del Campanile di Accumoli a causa del quale morì un’intera famiglia: padre, madre e due figli piccoli. Il processo si è aperto sempre a Rieti nel settembre del 2018. Sette gli imputati a giudizio, tutti accusati di omicidio colposo e disastro colposo. Tra di loro anche il Sindaco della cittadina, Stefano Petrucci. Secondo la Procura infatti il crollo della vela campanaria poteva essere evitato con interventi di consolidamento che erano stati già indicati dopo il sisma dell’Aquila. Invece a causa del terremoto del 24 agosto 2016 la vela si abbatté sulle case sottostanti.