La pandemia e la devastante evoluzione epidemiologica dell’infezione hanno fatto emergere gravi criticità del sistema sanitario nazionale, tra queste, la più grave è stata l’insufficiente dotazione di posti letto di terapia intensiva. Da qui la necessità di “aumentare al più presto e successivamente di stabilizzare il numero dei posti letto nei reparti di rianimazione-terapia intensiva su base nazionale sulla base di considerazioni per troppo tempo disattese in Italia“.
Pericoloso sbilanciamento
Pensare ora al miglioramento della rete assistenziale delle terapie intensive per garantire la qualità dell’assistenza nel futuro, anche di fronte a nuove emergenze: è questo l’obiettivo dell’appello che la “Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva” e “l’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica” lanciano come piattaforma di dialogo verso tutti i livelli istituzionali e politici. Considerazioni che i camici bianchi non intendono rimandare sottolineando “aspetti imprescindibili e urgenti per il miglioramento della rete assistenziale“. E avvertono: “La loro sottovalutazione potrebbe portare ad un pericoloso sbilanciamento di tutto il servizio sanitario nazionale a scapito della qualità dell’assistenza”.
Risorse umane e logistiche
Per creare nuovi posti letto di cure intensive non è sufficiente semplicemente acquistare un
ventilatore ed un monitor, ma è indispensabile una dotazione ben più complessa, in termini di risorse tecnologiche per posto letto e per struttura, oltre che umane e logistiche per garantire standard di sicurezza e qualità delle prestazioni. Sarebbe un errore imperdonabile dimenticarlo. È fondamentale prevedere che cosa accadrà al termine del periodo emergenziale e come saranno stabilizzati i nuovi posti letto di terapia intensiva. Si ritiene imprescindibile esprimere i criteri da adottare che possano portare ad un incremento dell’offerta “stabilizzata”:si considera che tale aumento possa essere ricompreso fra il 35 ed il 50% degli attuali. È urgente e necessario riconsiderare correttamente le dotazioni tecnologiche, la logistica e la riprogettazione delle aree di cure intensive per garantire standard appropriati e qualità assistenziale. Servono azioni sinergiche e modulabili, ma sempre preservando l’eccellenza italiana delle terapie intensive rispetto al panorama europeo e mondiale.
Costi sostenibili
Tutto il Paese “ha toccato con mano la dedizione e la competenza con cui gli anestesisti rianimatori si sono spesi“, si legge nell’appello. Dimenticare la loro specificità nell’immediato futuro sembra fuori luogo e fuori contesto, oltre ad essere decisamente rischioso per le caratteristiche della popolazione italiana, che ha già scontato una inadeguata disponibilità di cure intensive, ma che nel futuro potrebbe pagare una riorganizzazione non oculata del sistema sanitario nazionale. Un aumento dei posti letto “stabilizzati e strutturati” di terapia intensiva necessita senza ombra di dubbio di medici specialisti di anestesia rianimazione, terapia intensiva e del dolore, oltre che di infermieri di area critica che rappresentano anch’essi una professionalità preziosa e imprescindibile. Per garantire questo aumentato fabbisogno di specialisti, “servono soluzioni semplici, immediatamente realizzabili, utilizzando strumenti di cui il Paese può già disporre ed a costi sostenibili”, concludono i medici anestesisti rianimatori.