Troppo preziosa e realmente imprescindibile è l’attività svolta al Santa Lucia di Roma per bloccarsi anche in epoca di lockdown. La Fondazione Santa Lucia è un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), specializzato nel settore delle neuroscienze e dotato di un ospedale di neuroriabilitazione di alta specialità per il trattamento di pazienti con gravi deficit di origine neurologica.
La neuroriabilitazione prosegue
La Fondazione è dotata di un centro di neuroriabilitazione infantile che prende in carico con priorità bambini di età inferiore ai 18 mesi e che presentano patologie complesse provocate principalmente da paralisi cerebrali infantili, gravi prematurità, gravi disturbi di alimentazione e comunicazione, disabilità intellettive, sindromi genetiche rare. Quindi, riferisce Dire, l’attività di questa struttura altamente specializzata in percorsi di neuroriabilitazione in ambito motorio e cognitivo (sia dell’adulto che del bambino) non si ferma ai tempi dell’emergenza Covid-19. Tutta una serie di misure sono state però in atto allo scopo di preservare la salute di medici e operatori che lavorano nel nosocomio, ma soprattutto dei pazienti degenti.
Soggetti fragili
Previste forti restrizioni alle visite esterne, ma in sostituzione sono state attivate telefonate e videochiamate. E poi è in corso un servizio di teleassistenza e teleriabilitazione per i piccoli evitando così accessi alla struttura. Antonino Salvia, direttore sanitario della Fondazione spiega a Dire: “Siamo un ospedale di neuroriabilitazione che ospita al suo interno pazienti con gravi lesioni del sistema nervoso centrale colpiti ad esempio da ictus, lesione del midollo spinale, coma, una malattia neurodegenerativa tipo Parkinson e sclerosi multipla. Questi soggetti spesso hanno un’età piuttosto avanzata”. Perciò “abbiamo rivisto con attenzione la nostra organizzazione sanitaria: in particolare, dal 6 marzo sottoponiamo tutti coloro che entrano nella struttura (dagli operatori sanitari ai pazienti esterni) alla rilevazione della temperatura corporea”.
Sistema di contatto
“Abbiamo ridotto sensibilmente le attività verso i pazienti esterni e perciò ambulatoriali e abbiamo dovuto ridurre, purtroppo fino a bloccare, le visite dei parenti ai pazienti degenti. In sostituzione abbiamo attivato un sistema di contatto telefonico attraverso iPad e cellulari”, precisa Salvia. Questa pratica ha reso possibile ridurre in maniera importante la possibilità di contatto tra i pazienti e i loro parenti evitando rischi di contagio”. E , sottolinea a Dire,”il nostro poliambulatorio continua a garantire le prestazioni urgenti e quelle da effettuare in breve tempo, cioè entro dieci giorni, mentre per le prestazioni ospedaliere, tra cui quella rivolta ai bambini, siamo riusciti a organizzare teleassistenza e teleriabilitazione. Dai primi dati che stiamo analizzando, questa attività in particolare è ben accetta sia dai bambini che dai genitori che in questo modo non vedono interrompersi quell’importante percorso riabilitativo che nella stragrande maggioranza dei casi clinici li accompagnerà per tutta la vita“.