Nuova crisi in Mali. Ieri sera, verso le 22:00 ore italiane, il presidente maliano Bah Ndaw e il primo ministro Moctar Ouane sono stati portati forzatamente in una base militare vicino a Bamako, a Kati. Il “presidente e il primo ministro sono qui a Kati per questioni che li riguardano”, ha detto un alto funzionario militare. I soldati non avrebbero approvato il nuovo esecutivo, la cui compagine era stata annunciata in giornata dalle autorità transitorie.
Un funzionario del governo, in condizione di anonimato, ha confermato che i capi dell’esecutivo di transizione, il presidente Bah Ndaw e il primo ministro Moctar Ouane, sono stati portati a Kati, il cuore dell’apparato militare maliano, lo stesso luogo dove lo scorso 18 agosto 2020 il presidente eletto Ibrahim Boubacar Keïta era stato portato con la forza dai colonnelli golpisti per annunciare le sue dimissioni. Sembra che siano gli stessi colonnelli ad essere coinvolti nell’azione di ieri, anche se le loro intenzioni non sono note.
Poco prima di essere prelevato dai militari, il premier Ouane aveva detto all’Afp che gli uomini del colonnello Assimi Goita, attuale vicepresidente, erano venuti a portarlo a casa del presidente Ban Ndaw, ma poi la conversazione si era interrotta. A Bamako si sono rincorse molte voci ma le missioni internazionali hanno lanciato messaggi di cautela. Ed in serata nella capitale c’era un’aria di relativa calma.
Licenziati ufficiali vicino Assimi Goita
L’azione dei militari è avvenuta poche ore dopo l’annuncio di un nuovo governo, ancora dominato dai militari, ma dal quale sono stati licenziati ufficiali vicini alla giunta che aveva preso il potere dopo il colpo di stato di agosto e di cui Assimi Goita era il leader. A metà aprile, le autorità di transizione hanno annunciato l’organizzazione il 31 ottobre di un referendum su una revisione costituzionale da tempo promessa e hanno fissato per febbraio-marzo 2022 le elezioni presidenziali e legislative al termine delle quali sarebbero tornate al potere. Ma la persistente violenza jihadista ed il malcontento sociale rischiano di compromettere questo percorso.
La dichiarazione congiunta delle organizzazioni internazionali
Non si sono fatte attendere le condanne unanimi da parte dei principali organi internazionali. L’Ue condanna il rapimento del presidente e del primo ministro del Mali e chiede che si torni a un processo di transizione democratica. Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel al termine della prima giornata dei lavori del vertice europeo straordinario.
L’Onu, le principali organizzazioni africane, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno condannato il “tentato colpo di stato” in corso in Mali e respinto in anticipo ogni fatto compiuto, comprese le possibili dimissioni forzate del presidente Bah Ndaw e del primo ministro Moctar Ouane.
In una dichiarazione congiunta, “la missione delle Nazioni Unite in Mali (Minusma), la Comunità degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), l’Unione africana, la Francia, gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Germania e l’Unione europea” chiedono l’immediata e incondizionata liberazione del presidente e del premier di transizione arrestati in giornata con alcuni loro collaboratori”.