Tentano di raggiungere il Magic Bus: tragedia sfiorata in Alaska

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Non hanno avuto timore di sfidare i ghiacci dell'Alaska, cercando di raggiungere il punto dove i licheni della tundra crescono attorno a ciò che resta del Magic Bus, l'autobus abbandonato dove il giovane Christopher McCandless visse le ultime settimane della propria vita, in quell'isolamento che cercava per fuggire da una società in cui non si riconosceva. E in quel luogo c'erano arrivati i cinque escursionisti italiani che, affascinati dalla storia del giovane americano (la cui avventura sarà riportata prima nel romanzo di Jon Krauker, Into the Wild e poi, sul grande schermo da Sean Penn con il film omonimo del 2007), hanno tentato l'impresa da lui compiuta prima di loro, raggiungendo l'estremità del Parco Nazionale di Denali e il Magic Bus. Da quel momento, però, il successo della loro traversata ha rischiato di trasformarsi in un dramma.

Il salvataggio

Secondo quanto riferito dal Centro di coordinamento internazionale per le emergenze, citato dalla Cnn, i cinque si sarebbero smarriti durante il viaggio di ritorno, accampandosi per la notte a circa 13 miglia dal sentiero di Stampede Road, che altri escursionisti percorrono per recarsi nel luogo dove McCandless morì. I soccorritori dei vigili del fuoco della Tri-Valley hanno riferito al Daily News  che il gruppo ha trascorso la notte fra la neve a circa 10 gradi sotto zero, segnalando la propria posizione grazie a una trasmittente satellitare che i ragazzi avevano con sé. Uno di loro sarebbe stato ritrovato in condizioni piuttosto gravi, con principi di congelamento ai piedi, ed è stato immediatamente trasportato a Fairbanks per essere sottoposto alle cure del caso. Ora l'escursionista è fuori pericolo, mentre i suoi compagni sono tutti in salvo.

La storia di Chris

Quello degli escursionisti italiani non è certo il primo gruppo che attraversa lo Stampede Road sulle tracce di Chris McCandless, che vi giunse nel 1992 in un volontario auto-esilio da un contesto di consumismo e infelicità che gli impediva di continuare a vivere ad Atlanta, dove aveva appena conseguito una laurea. Il ragazzo arrivò a Denali dopo aver attraversato a piedi (la sua auto fu abbandonata dopo essere stata travolta dalla piena di un fiume nel Mojave) l'Ovest americano. Nel Magic Bus, McCandless trascorse gli ultimi tre mesi della sua vita, appuntando i suoi pensieri e le sue riflessioni sulle pagine dei libri che aveva con sé di autori come Tolstoj e London, riportando numerosi aforismi tra i quali quello che forse più di tutti è diventato il manifesto della sua vicenda: “Happiness is only real when shared” (“La felicità è autentica solo se condivisa”). In quei boschi, fra il freddo pungente e lo scioglimento dei ghiacci, che gli impedì di riattraversare il fiume che lo separava dal sentiero, Chris morì. Il suo corpo fu ritrovato circa un mese dopo, in evidenti condizioni di denutrizione (anche se alcuni attribuirono le cause della morte all'aver ingerito una bacca velenosa). La sua storia, però, riproposta nel romanzo di Krauker nel '96, commosse le generazioni successive e il Magic Bus divenne meta di numerosi escursionisti affascinati dalla sua scelta di vita Non tutti però riescono a compiere il percorso: qualcuno ha rinunciato, altri sono morti nel tentativo di affrontare le intemperie del Grande Nord.

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