I Carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci hanno notificato una nuova ordinanza che dispone misure cautelari per rapina e tentata estorsione, emessa dal Gip di Roma, nei confronti di 3 persone. Con queste tre misure cautelari si chiude forse il cerchio sulla rapina da quasi due milioni a un portavalori eseguita nel giugno di due anni fa in via Aurelia 1287, zona Massimina-Casal Lombroso.
Gli indagati
A finire nuovamente nel mirino degli inquirenti è stata una ex guardia giurata, oggi 42enne, che secondo gli investigatori nel periodo di detenzione precautelare dello stesso procedimento, con la complicità di sua sorella, avrebbe costretto un imprenditore – poi accusato di aver riciclato parte del bottino della rapina, per cui finì in manette nella prima fase – a versare circa 150mila euro per “tenere la bocca chiusa” in merito al suo pieno coinvolgimento nel colpo. Il 42enne – già nel carcere di Regina Coeli – insieme alla sorella di 47 anni, incensurata e ora agli arresti domiciliari – sono accusati, quindi, di estorsione in concorso. Un 46enne di Napoli, già detenuto nel carcere di Secondigliano, riconosciuto come appartenente al commando è accusato di rapina aggravata.
Gli eventi del 2018
Le indagini dei Carabinieri, dirette dal Pubblico Ministero del pool della Procura di Roma – Reati contro il Patrimonio, coordinato dal Procuratore Aggiunto Lucia Lotti, scattate dopo la rapina messa a segno da un commando di 4 persone che armate di fucili automatici, assaltarono il blindato e dopo aver immobilizzato e disarmato le guardie giurate rubarono oltre 1,8 milioni di euro. I Carabinieri, a maggio dell’anno scorso, chiusero la prima tranche di indagini, che portò all’arresto di 2 persone – tra queste, la guardia giurata che si trovava alla guida del furgone, risultato essere il basista del colpo – e all’obbligo di presentazione all’P.G. di altre 2 persone che hanno rivestito il ruolo di riciclatori dell’ingente somma di denaro rapinata.