Superlega: Uefa irritata, ma niente sanzioni

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E alla fine, sul pullman di un desiderio chiamato SuperLeague, rimasero solo in due, Florentino Perez e Andrea Agnelli. E pure senza autista, perché anche Jp Morgan, il colosso statunitense che avrebbe dovuto finanziare il progetto si è tirato indietro.

“Abbiamo chiaramente valutato male come questo accordo sarebbe stato visto dalla comunità calcistica e quale impatto avrebbe avuto sul suo futuro”, si legge in una nota della superpotenza economica che avrebbe garantito 3,5 miliardi di euro da dividere per le 15 società fondatrici.

Qualcosa come 300 mila euro circa a testa, una sorta di bonus di benvenuto che i club avrebbero dovuto restituire in 23 anni al tasso del 2%. Un progetto, quello di Perez ed Agnelli che al momento sopravvive solo nei piani dei presidenti di Real e Juventus che chiaramente non sono usciti in attesa di tempi migliori.

Niente sanzioni. Per ora

L’Esecutivo Uefa, riunito in Svizzera, ha deciso di non infierire e di conseguenza non sanzionare i ribelli. Ma è chiaro che Ceferin, è quanto meno irritato da una vicenda che in 48 ore ha provato a sconvolgere il mondo del calcio. C’era chi, all’interno, spingeva forte per la sospensione di Real e Juve, ma anche di Manchester United, City e Chelsea dalle competizioni di questa stagione. In realtà anche Ceferin una lezione ai ribelli l’avrebbe data volentieri, anche se ha tenuto nella dovuta considerazione il fatto che che le inglesi si sono sfilate subito e hanno chiesto scusa a mamma Uefa. Sanzioni non potevano esserci per un mero problema economico, legato alle televisioni che già hanno acquisito i diritti a trasmettere le gare di semifinale di Champions ed Europa League. Un dettaglio che ha fatto tutta la differenza del mondo, viste le inevitabili vertenze e richieste di risarcimento che le tv avrebbero avanzato. Ma la vicenda non è chiusa, perché il governo europeo del pallone è particolarmente adirato.

E se da una parte la Uefa è pronta a venire incontro alle esigenze dei club, al tempo stesso si sta premunendo di evitare altre alzate di testa, blindando a livello legale tutte le competizioni, introducendo nuove clausole per allontanare i male intenzionati da qualsiasi voglia di evadere dal mondo Uefa. E non ultimo, il nuovo format della Champions, presentato nei giorni scorsi,  non è detto che possa vedere la luce già nel 2022.  Ma l’indignazione di Nyon, se per ora salva la stagione e non punisce i ribelli, non è detto che possa essere presa in esame a stagione finita. Nel comunicato si parla di “opzioni a disposizione” e “di passi da intraprendere”, che significa che il perdono è ancora lontano. Per ora, le sanzioni, sono rimandate.

Euro 2020: saltano Bilbao e Dublino, dentro Siviglia. Più gare a San Pietroburgo e Londra

La giornata dell’Esecutivo è stata comunque incentrata tutta sui prossimi Europei itineranti e la conferma delle dodici sedi. Delle ultime tre ancora in attesa di giudizio, l’esame lo ha superato Monaco di Baviera con il governo tedesco che ha aperto alla presenza di 14.500 spettatori e di fatto l’Allianz Arena è stata confermata sede di Euro2020. Niente da fare invece per Bilbao e Dublino, dove le norme anti Covid non avrebbero garantito la presenza di spettatori. Così Bilbao è stata sostituita da Siviglia, mentre San Pietroburgo, già sede di Euro 2020, ha preso in carico anche le gare in programma a Dublino Infine l’ottavo di finale previsto a Dublino, è stato spostato a Wembley. Si giocherà quindi a Roma, Baku, Copenaghen, San Pietroburgo,  Amsterdam, Bucarest, Londra, Glasgow, Siviglia, Monaco e Budapest. Gara inaugurale allo stadio Olimpico di Roma. Gli ottavi si giocheranno ad Amsterdam, Londra, Budapest, Siviglia, Copenaghen, Bucarest e Glasgow. I quarti a San Pietroburgo, Monaco di Baviera, Baku e Roma, semifinali e finale dell’11 luglio allo stadio Wembley di Londra.

Massimo Ciccognani: