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Striscia di Gaza: ipotesi cessate il fuoco per il weekend

Secondo fonti palestinesi i morti sono 126, di cui 31 bambini. Un morto al confine tra Israele e Libano durante una manifestazione di protesta contro gli attacchi aerei su Gaza

Quinto giorno di scontri tra Israele e Hamas, dopo l’inizio delle ostilità lo scorso 10 maggio che sono costate 126 morti e 950 tra i palestinesi e 7 tra gli israeliani la situazione resta imprevedibile. Sembrerebbero esserci possibilità sull’entrata in vigore di una tregua almeno per il finesettimana, sostengono fonti citate dal Times of Israel. Per i negoziatori, i raid della scorsa notte, che hanno inflitto pesanti perdite a Hamas, potrebbero convincere Israele a chiudere la partita. Intanto tre razzi sono stati lanciati dal territorio siriano e sono finiti sulle alture del Golan, altopiano tra Israele, Siria e Cisgiordania, in un’area disabitata, mentre le Forze della difesa israeliano annunciano di aver colpito due appartamenti usati come depositi di armi da Hamas.

Hamas, l’organizzazione islamica paramilitare palestinese considerata come terrorista da diversi paesi, si è detta disposta al cessate il fuoco, ma il premier israeliano Benjamin Netanyahu ripete che “non è ancora finita”. L’aviazione israeliana colpisce Gaza per distruggere i tunnel lunghi diversi chilometri e sarebbe inoltre stato abbattuto, nel corso delle operazioni degli ultimi giorni, uno dei centri dell’intelligence di Hamas. Intanto continuano gli scontri tra forze dell’ordine israeliane e manifestanti arabi che protestano contro la campagna militare sulla striscia di Gaza.

Sul fronte diplomatico, l’Egitto chiede a Israele di interrompere gli attacchi per evacuare i feriti, mentre dagli Usa sarebbe arrivato Hady Amr, vicesegretario aggiunto per gli Affari israeliani e palestinesi del dipartimento di Stato americano. Il funzionare è stato inviato dall’amministrazione Biden per cercare una de-escalation. Ieri il presidente americano aveva affermato di riconoscere a Israele il diritto di difendersi, mentre il capo di Stato francese Emmanuel Macron aveva offerto  il suo contributo per la mediazione. Secondo le Nazioni unite 10mila palestinesi sono sfollati da Gaza e necessitano di aiuti umanitari.

Duemila razzi

Nei più intensi bombardamenti finora condotti Israele ha puntato alla rete sotterranea dei miliziani, costruita dopo lo scontro del 2014. Mentre continua il lancio di razzi dalla Striscia, circa duemila dall’inizio delle ostilità, la comunità internazionale assiste impotente. L’Egitto ha chiedere un cessate il fuoco anche parziale per evacuare i feriti dalla Striscia, ma finora senza successo.

Contro i tunnel di Gaza – luogo privilegiato dei comandi e delle trasmissioni di Hamas – si sono mosse l’aviazione con oltre 160 aerei caccia, i tank e le forze di terra schierate lungo il confine. Insieme, in 40 minuti, con circa 450 colpi hanno centrato oltre 150 “obiettivi sotterranei” nel nord della Striscia, in particolare a Beit Lahiya. Non si sa al momento quanti miliziani siano rimasti uccisi nell’attacco, che in un primo momento era stato erroneamente annunciato dall’esercito ai media stranieri come l’ingresso delle truppe via terra a Gaza. Gli attacchi hanno colpito due appartamenti di membri del movimento islamista Hamas, utilizzati come depositi di armi nella Striscia di Gaza. Le due abitazioni erano di proprietà di Muhammad Abu Shala e Fares Abu Shukran, precisa il Times of Israel. “I leader di Hamas – ha detto il capo del governo israeliano – pensano di poter scappare dalla nostra presa. Non possono scappare. Li raggiungeremo ovunque. Ci hanno attaccato nella nostra festa, hanno attaccato la nostra capitale, hanno lanciato missili sulle nostre città e continueranno a pagare un prezzo pesante per questo”.

Nei cieli delle città di Israele, soprattutto quelle del sud, anche oggi le sirene di allarme hanno suonato in continuazione, prima dell’arrivo dei missili e dei droni esplosivi. Con la popolazione al riparo nei rifugi, le vittime sono state sette. L’esercito ha fatto sapere che solo nella notte i razzi lanciati sono stati oltre 200. Di questi, almeno 30 sono ricaduti nell’enclave palestinese.

Tre razzi sono stati lanciati stasera dal territorio siriano verso le alture del Golan. Uno, difettoso, è caduto in territorio siriano, e gli altri due nel sud del Golan, nelle vicinanze del villaggio agricolo israeliano di Ramat Magshimim. Sono esplosi in zone aperte e non hanno provocato danni. Lo ha riferito la televisione pubblica israeliana Kan.

Le proteste

Il fronte di Gaza, – dove le vittime, secondo il ministero della Sanità di Hamas, sono salite oltre 120, compresi 31 bambini, non è tuttavia l’unico. Alla vigilia del 15 maggio, data della “Nakba” con cui i palestinesi ricordano la nascita dello Stato di Israele nel 1948 e il loro esodo, la Cisgiordania è stata teatro di nuovi scontri con l’esercito israeliano. Secondo fonti di Ramallah, i morti in incidenti avvenuti in varie località sono almeno dieci. A nord dimostranti libanesi si sono accalcati alla frontiera di Israele sconfinando per poi rientrare – incalzati dal fuoco di avvertimento dei tank israeliani – nel loro territorio. E anche in Giordania una folla di manifestanti si è radunata al confine con i Territori per manifestare solidarietà’ con “i fratelli palestinesi”. Un funzionario di polizia libanese e l’agenzia di stampa ufficiale del Oaese hanno riferito che un manifestante libanese di 31 anni,, colpito quando le truppe israeliane hanno sparato contro il confine libanese-israeliano, è morto per le ferite. L’esercito israeliano afferma che le truppe hanno sparato colpi di avvertimento contro il gruppo.

La diplomazia

I negoziatori lavorano a una tregua e sembrerebbe filtrare cauto ottimismo sulla possibilità di un cessato il fuoco per almeno due giorni, sabato e domenica. Appena un momento prima “che le cose vadano fuori controllo“, come aveva detto l capo dell’Autorità nazionale palestinese chiedendo l’intervento degli Usa per “fermare l’aggressione israeliana”. Abu Mazen ha inoltre detto di ritenere “il governo israeliano pienamente responsabile di questa pericolosa escalation. La presidenza ha poi denunciato “le uccisioni brutali e programmate delle forze di occupazione israeliane contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme”.

“Il Cairo ha chiesto a Israele di fermare i bombardamenti aerei di Gaza per evacuare i feriti” e “una tregua per poter far entrare assistenza medica a Gaza”, lo scrive su Twitter, citando proprie fonti, la tv al-Arabiya. L’emittente conferma che “il prosieguo dei bombardamenti israeliani impedisce un incontro della delegazione di sicurezza egiziana con le fazioni” della Striscia. “L’Egitto ha chiesto ai Paesi occidentali di esercitare pressioni su Israele affinché accetti una tregua di giorni”, twitta ancora la televisione panaraba.

In merito alla notizia che 10mila palestinesi avrebbero dovuto lasciare le loro abitazioni a cause degli attacchi aerei, la coordinatrice umanitaria delle Nazioni unite in Palestina Lynn Hastings ha dichiarato: “Le autorità israeliane e i gruppi armati palestinesi devono consentire immediatamente alle Nazioni unite e ai nostri partner umanitari di portare carburante, cibo e forniture mediche e di dispiegare personale umanitario”.

Per cercare una de-escalation allo scontro tra Israele e le milizie palestinesi nella Striscia di Gaza, è arrivato in Israele Hady Amr, vicesegretario aggiunto per gli Affari israeliani e palestinesi del dipartimento di Stato americano, inviato dall’amministrazione Biden. Secondo quanto reso noto dall’ambasciata Usa a Gerusalemme, l’arrivo dell’emissario servirebbe per “rafforzare la necessità di lavorare per una calma sostenibile, riconoscendo il diritto di Israele all’autodifesa“.

Nel nostro Paese, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio terrà mercoledì 19 maggio alle ore 16 nell’Aula della Camera un’informativa urgente sulla situazione in Israele e Palestina e relativamente agli attacchi ai pescherecci italiani. Il viceministro degli Esteri italiano Marina Sereni ha dichiarato: “Occorre ripartire dal quartetto formato da Unione Europea, Stati Uniti, Onu e Russia, da soggetti cioè che possono parlare con tutti. La situazione è complicata, a cominciare da una violenza che pare allargarsi, in modo inedito, anche all’interno di Israele, con scontri tra arabi-israeliani ed ebrei”.

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