E’ arrivato un nuovo Decreto in soccorso degli italiani, con la speranza che stavolta sia davvero quello giusto. Il “Rilancio”, che dà il nome al testo approvato dal Consiglio dei ministri, dovrà per forza di cose passare da qui: dal sostegno dello Stato ai propri cittadini, con fatti concreti piuttosto che con parole di conforto. Il Covi-19 ha quasi azzerato la resistenza degli italiani, costretti a far fronte a una pandemia che ha spezzato l’andamento economico del nostro Paese e costretto la stragrande maggioranza dei lavoratori a restare chiusi in casa, molti senza nemmeno la possibilità di poter continuare a svolgere la propria professione. Una situazione che il governo italiano dovrà farsi carico di migliorare, e che proverà a farlo con un maxi-stanziamento di 55 miliardi, ripartiti per le varie categorie bisognose (e sono tante) della nostra Nazione: dalle famiglie alla sanità, passando per le imprese e tutte l fasce più deboli della popolazione. Perché il coronavirus non ha prodotto solo lutti e sofferenza, ma anche una dolorosa ramificazione di conseguenze e ripercussioni su tutto il tessuto sociale del nostro Paese.
La solidarietà non basta
Un tema che ha animato la puntata di Storie italiane, condotto da Eleonora Daniele, nella quale è stato concesso spazio a storie di vita e contesti di sofferenza, tra famiglie bisognose di aiuto e commercianti che, come accaduto a un negoziante di Treviso, sfrattato dal suo negozio per l’impossibilità di pagare l’affitto, vedono le loro attività decadere. E con esse la loro esistenza condotta fin lì: “La solidarietà sta salvando l’Italia in un certo senso – ha detto don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII e direttore di In Terris -, perché sono tante le associazioni, a partire da quelle cattoliche, che sono vicine a chi soffre. Ma non basta: se il disagio c’era già prima della pandemia, quello di tanti poveri e tanti abbandonati a se stessi, ora il problema è triplicato. Quando le persone si trovano sul fronte della miseria e hanno davanti agli occhi i propri figli, non è facile vincere paura e angoscia”.
Famiglie e lavoratori
Uno scenario, quello creato dal coronavirus, in cui “i poveri diventano sempre più poveri e gli ultimi sempre più ultimi. Ed ecco che le famiglie italiane si trovano ancora una volta senza risposte”. La speranza cade ancora una volta sulla classe dirigente, l’unica davvero in grado di fornire quell’aiuto che manca, quello essenziale davvero per andare avanti: “Sono state dimenticate le scuole paritarie, l’assegno per i figli – ha proseguito don Buonaiuto -, le famiglie si sentono molto trascurate e abbandonate. Bisognerebbe partire dai più poveri, dalle persone più disagiate. Non è solo un discorso di reddito: non si è trattato solo di tagli della sanità, ma anche i tagli ai servizi sociali, ai comuni… Tutti fattori che impediscono di dare speranza e dignità alla persona“. Ed è inevitabile che il pensiero cada sulle famiglie, l’anima del Paese e la pietra angolare del suo futuro: “Ci sono situazioni familiari terribili, quanti papà o mamme che vivono da soli… Scenari deprimenti perché non tutti hanno la possibilità di avere grandi case… Tantissime persone vivono con un sacrificio incredibile, quando si vive in pochi metri quadri con tanti problemi non è facile superare angoscia”. Per questo “non basta la solidarietà, serve uno Stato che si mostri concretamente vicino alle persone”.
Una richiesta di soccorso
Nella Giornata dedicata alla preghiera universale, l’invito di don Buonaiuto è chiaro: “Le persone che ancora stanno morendo sono ancora tantissime, in Italia e nel mondo. Purtroppo non c’è solo la pandemia del virus, ma anche quella della fame, delle guerre… Veramente, chiunque è credente, oggi è chiamato a pregare, anche per i lavoratori, gli artigiani, affinché sia restituita loro la dignità. In questo momento – è l’appello del sacerdote -, le famiglie, gli imprenditori, hanno bisogno di essere soccorsi, non vogliono sentire chiacchiere e fumi di cifre ma, veramente, chiedono un soccorso reale“.