Le minorenni che vivono in Paesi colpiti da conflitti hanno oltre il 20% di probabilità in più di sposarsi ancora bambine rispetto a quelle residenti fuori dalle zone di conflitto. È quanto emerge da una nuova analisi di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, pubblicata in occasione del decimo anniversario della Giornata internazionale delle giovani ragazze, che l’Onu ha scelto di celebrare ogni 11 ottobre.
Il nuovo rapporto di Save The Children, Global Girlhood Report 2022, si intitola “Girls on the frontline” [Ragazze in prima linea, ndr].
Il rapporto Save The Children
Otto dei 10 Paesi con i tassi più alti di matrimonio precoce, infatti, stanno vivendo crisi umanitarie – tra cui conflitti e disastri climatici – che, causando l’interruzione dell’istruzione, rendono più difficile la ricerca di lavoro, fanno aumentare i costi del cibo e la povertà oltre che indebolire le reti di protezione che riescono a tenere i bambini al sicuro dalle violenze.
Sono quasi 90 milioni – ovvero 1 su 5 a livello globale – le bambine e le adolescenti di età compresa tra i 10 e i 17 anni che vivono in zone di conflitto con impatti devastanti sul loro benessere fisico e mentale e sulle loro opportunità future. Se le bambine che vivono nell’Asia orientale e nel Pacifico, in America Latina e nei Caraibi e nell’Asia meridionale sono le più esposte al rischio di matrimonio precoce legato ai conflitti, l’Africa occidentale e centrale – una regione colpita da conflitti ed emergenze climatiche, che causano povertà e scarsità di cibo – ne registra i tassi più alti al mondo.
La Nigeria è il Paese che, attualmente, ha il numero più alto di matrimoni precoci al mondo, nonostante la legge lo vieti. Nel 2021 il rischio di violenze di genere è stato classificato come grave o estremo nel 95% delle crisi umanitarie. Le azioni per affrontarlo, però, hanno ricevuto meno fondi di qualsiasi altra forma di protezione fornita nell’ambito delle risposte umanitarie.
La Giornata Internazionale ONU delle Giovani Ragazze
Il rapporto – che ha analizzato i dati riguardo oltre 2 milioni di donne in 56 Paesi negli ultimi trent’anni prendendo in considerazione quelli relativi alle ragazze che si sono sposate da bambine e che vivevano nel raggio di 50 km da un conflitto armato – esamina anche i progressi compiuti per porre fine ai matrimoni precoci e da quando, nel 2012, è stata proclamata la Giornata internazionale delle giovani ragazze.
Sebbene si stimi che tra il 2008 e il 2018 siano stati evitati 25 milioni di matrimoni infantili a livello globale, siamo ancora ben lontani dal raggiungere la scadenza dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile globale di porre fine al matrimonio infantile entro il 2030.
Secondo le proiezioni, infatti, la crisi del Covid-19 e il suo continuo impatto sulla disuguaglianza di genere spingeranno 10 milioni di ragazze in più verso il matrimonio entro il 2030, il primo aumento dei tassi globali in più di due decenni. Questo numero, però, potrebbe aumentare ulteriormente perché gli effetti della pandemia da Covid si combinano con l’emergenza climatica, l’aumento dei conflitti e l’aumento del costo della vita. Nella maggior parte dei Paesi, le ragazze cresciute nelle famiglie più povere hanno una probabilità quattro volte maggiore di sposarsi precocemente rispetto alle ragazze provenienti dalle famiglie più ricche. L’aumento della povertà potrebbe ora mettere a rischio un numero maggiore di ragazze.