Il Lazio, avvertono gli specializzandi, non è l’unica Regione a non riconoscere ai medici non strutturati il bonus, ma si tratta di una situazione che si verifica “un po’ in tutto il territorio nazionale, esclusa la Toscana, che invece lo ha promesso: quello che chiediamo alla Regione (e per questo abbiamo lanciato la petizione che ha già raccolto quasi tremila firme in 24 ore) è che venga riconosciuto il nostro ruolo. Vogliamo rispetto“. Al momento, con la Regione Lazio “ancora non abbiamo avuto un dialogo, anche se abbiamo fatto arrivare una nostra comunicazione al riguardo. La storia del cavillo burocratico ci sembra una scusa, per questo chiediamo un incontro e l’apertura di un tavolo in cui vengano affrontati i nostri problemi anche al di la’ dell’emergenza coronavirus”.
Ombre
Stessa esposizione al rischio di contagio, stesso paura, stress, stessi turni massacranti per fare fronte a un’emergenza che, spiegano a Dire, “senza di noi gli ospedali avrebbero fatto fatica a gestire”. Sono “invisibili, ombre”. Come e accanto agli “strutturati”, da quando e’ scoppiata la pandemia i medici specializzandi sono in prima linea nelle strutture Covid, ma oggi si vedono sottrarre il bonus di mille euro promesso a tutti i medici, infermieri e operatori sanitari. “Nonostante in un primo tempo ci avevano detto che anche noi avremmo ricevuto questo bonus, a oggi la Regione Lazio ha stabilito di non allargarlo anche agli specializzandi, attaccandosi a un cavillo burocratico legato al contratto e di fatto escludendo tutti i medici in formazione”, racconta a Dire Francesco Cogliati, medico infettivologo specializzando della Sapienza. Lavora al Policlinico Umberto I, e con lui altri 135 colleghi non contrattualizzati, ma messi al lavoro sul coronavirus dai primi di marzo. “Ma come noi ci sono anche i colleghi degli altri ospedali romani, da Tor Vergata al Gemelli”, dice.
Rispetto
Nei giorni scorsi hanno dato vita a una petizione che hanno chiamato “Vogliamo rispetto e riconoscimento per il lavoro svolto dai medici specializzandi”. Perché il punto è proprio questo. “Non sono i mille euro– ribadisce Cogliati- ma il riconoscimento che vorremmo per il lavoro che stiamo svolgendo. Siamo arrabbiati e dispiaciuti perché è come se fossimo scomparsi dal personale sanitario che in questi mesi ha affrontato l’emergenza. Spesso lo specializzando è un “medico ombra“, non esiste, ma molti non sanno che siamo uno dei pilastri dei policlinici universitari. E tantomeno stavolta ci siamo tirati indietro, con tutti i rischi del caso, perché siamo medici e vogliamo fare il nostro lavoro. Proprio come quelli che in tv chiamano “eroi in corsia“. Ma è una retorica che viene sconfessata dai nostri dirigenti politici che ci tagliano fuori”.