Siena: svolta nelle indagini sulla morte di Ilaria Rinaldi

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Svolta nelle indagini sulla morte di Ilaria Rinaldi, l’ex ciclista professionista trovata morta per overdose il giorno di Pasquetta nella sua abitazione a Pillo, in provincia di Firenze, il 3 aprile del 2018. Aveva appena compiuto 33 anni.

Ilaria Rinaldi: una vita in sella

Ilaria Rinaldi aveva avuto una bella carriera sia nel ciclismo su strada sia con la mountainbike. Nel 2007 aveva vinto il Campionato Nazionale Ciclocross U23 a Lucca; il ciclocross è una via di mezzo tra ciclismo da strada e mountainbike. Nel 2007 aveva ricevuto una squalifica a due anni per doping, dopo essere risultata positiva a un controllo in Germania. Era poi tornata in pista e nel 2017 aveva vinto la Felciana Bike, un’altra gara di mountainbike. Nel palmarès anche il campionato del Mondo Uisp 2011 e l’Europeo 2012.

Oggi i carabinieri di Firenze e Siena hanno effettuato quattro arresti e indagato altre 18 persone smantellando un grande giro di spaccio di droga nella Toscana interna che risulta essere lo stesso su cui c’erano state a suo tempo indagini per la morte per overdose della Rinaldi. Nella casa dell’ex campionessa i carabinieri trovato siringhe, un laccio emostatico e resti di eroina.

A dare l’allarme – scrive La Nazione – fu il padre della ragazza, insospettito dal silenzio della giovane che non rispondeva più al telefono. Quando la trovò in casa, esanime sul pavimento, non c’era già più niente da fare.

Operazione Bastione

L’operazione odierna, denominata “Bastione“, ha portato all’individuazione di due basi di spaccio di cocaina, hashish ed eroina ubicate a Siena e Castelfiorentino nonché all’arresto di quattro persone in flagranza di reato, due delle quali su ordinanza di custodia cautelare. Altre 18 persone sono state deferite in stato di libertà. I carabinieri, durante l’operazione, hanno sequestrato oltre un chilo di cocaina, tre chili di marijuana e 900 grammi di hashish.

Droga a domicilio durante il lockdown

Tra gli indagati ci sono alcune donne, fidanzate con i membri della banda, che si occupavano del trasporto della droga nascondendola nella biancheria intima indossata. Anche durante il periodo di lockdown, dovuto all’emergenza sanitaria – evidenzia l’arma riportata da Ansa – l’attività non si è mai fermata.

Secondo quanto ricostruito con le indagini, con una maggiorazione dei prezzi di vendita, la droga, veniva consegnata a domicilio, utilizzando le mascherine chirurgiche per nascondere le dosi. Per evitare i controlli in periodo di pandemia, i pusher, sostenevano di non poter togliere la mascherina perché venuti a contatto con positivi al virus. E’ di circa 40.000 euro il mese i ricavi finora stimati nelle indagini su questo circuito di spacciatori.

Milena Castigli: