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Si suicida in questura a Torino con la pistola d'ordinanza

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Nell'ultimo mese i suicidi tra gli appartenenti alle forze dell'ordine sono otto. Un tema sociale, quello delle difficoltà psicologiche di chi indossa una divisa, che è ormai un'emergenza più volte approfondita da Interris.it. Un disagio che non trova adeguate contromisure. E così un poliziotto si è suicidato in questura ieri sera a Torino. Un sovrintendente di 56 anni, si è sparato nel suo ufficio usando la pistola d'ordinanza. L'episodio, che ha gettato nello sconforto i colleghi, è stato comunicato dalla  questura del capoluogo piemontese al ministero dell'Interno.

Strage silenziosa

 “È l'ennesima vittima di una strage silenziosa che si accanisce su un mondo lavorativo che opera quotidianamente all'interno di una società sempre più frenetica e arida di valori sociali che vede spesso nelle forze dell'ordine un riferimento istituzionale nel quale riporre aspettative oppure riversare frustrazioni personali- afferma il segretario provinciale del Siap, Pietro Di Lorenzo, commentando  il caso del poliziotto che si è suicidato in questura aTorino.  “Ci stringiamo intorno ai familiari e ai poliziotti che sino a ieri hanno lavorato con lui – aggiunge Di Lorenzo -.Bisogna introdurre normative che consentano di poter sottoporre gli operatori dell eforze dell'ordine a procedure d'ascolto psicologico e bisogna continuare ad alimentare processi culturali sull'importanza della prevenzione su fenomeni psicologici anche e soprattutto non patologici che, troppo spesso, vengono sottovalutati“. In aumento i suicidi tra i lavoratori delle Forze dell’Ordine: nel quinquennio 2014-2019, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale suicidi Forze dell’Ordine (Onsfo) dell’Organizzazione non Governativa Cerchio Blu, i suicidi tra i lavoratori delle Forze dell'Ordine sono stati 255. Di cui 28 nel 2017, 29 nel 2018 e 57 al 16 dicembre del 2019Più di un caso a settimana.

Tavolo tecnico

Il nuovo anno è iniziato anche peggio: 8 suicidi a gennaio. Data la gravità del fenomeno, i membri del Tavolo Tecnico istituito dall'Ente nazionale di previdenza e assistenza per gli psicologi (Enpap) sulla sicurezza sul lavoro, sottolineano l’importanza di riflettere con urgenza su quanto è possibile fare per prevenire anche questi gesti drammatici. “Chi opera nel mondo delle Forze dell’Ordine – puntualizza all'Adnkronos Fabio Lucidi, preside della Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università Sapienza, tra i membri del tavolo tecnico Enpap per la sicurezza sul lavoro – è sottoposto a stress importanti, legati all’articolazione, all’organizzazione, alla delicatezza del lavoro. Da una parte sono collegati alle richieste implicite alla vita militare, necessariamente caratterizzata da una elevata richiesta di impegno e da un basso livello di controllo interno all’individuo sulle scelte da compiere. Dall’altra, alle condizioni ambientali in cui questo lavoro si svolge, spesso in scenari estremamente complessi”. Su questi aspetti c’è “una sempre maggiore consapevolezza da parte degli organi preposti, ma le iniziative esistenti devono essere rafforzate. Sul piano delle azioni concrete dal gabinetto del ministro, dalla Sanità militare, dallo Stato Maggiore dell’Esercito si notano importanti segnali di attenzione al ruolo della Psicologia e al contributo scientifico e operativo che viene dalla nostra disciplina”.

Possesso di armi

Afferma all'Adnkronos il presidente Enpap Felice Damiano Torricelli, “non dobbiamo dimenticare che i livelli di tensione che vivono le donne e gli uomini in divisa sono cresciuti ancora di più negli ultimi anni. Anche a seguito delle trasformazioni che la nostra società sta attraversando, tra cui la riduzione del riconoscimento sociale di questi professionisti e la conflittualità sociale che si scarica sulle Forze dell’Ordine. Non ultimi, tra i fattori di stressor, ci sono alcune forme di precariato che toccano in maniera particolare i militari in ferma non permanente. C’è, poi, da non sottovalutare il rischio collegato al possesso di armi, e lo stigma che facilmente può colpire chi, tra le persone in divisa, chiede aiuto psicologico nei momenti di difficoltà”. Cosa è urgente fare per la tutela di questi lavoratori? “È necessaria grande attenzione, da parte di tutti: la sicurezza anche psicologica delle persone che svolgono il loro delicatissimo compito nelle Forze dell’Ordine tocca inevitabilmente il tema del benessere sul lavoro”, sottolinea Torricelli. “Con il lavoro del tavolo tecnico di Enpap per la sicurezza sul lavoro vogliamo rappresentare che oggi è possibile mettere in piedi servizi efficaci di prevenzione psicologica, che sostengano in maniera professionale queste categorie di lavoratori. La grande maggioranza dei pochi psicologi inseriti negli organici delle Forze dell’Ordine è impegnata prevalentemente in compiti, indispensabili, di valutazione nei concorsi per l’accesso. Questo, però, non basta: sarebbe necessario anche attivare o rafforzare servizi psicologici stabili per la prevenzione dei rischi peculiari che corrono le persone in divisa, Servizi che siano in grado di cogliere le difficoltà delle persone senza stigmatizzarle e di sostenerle affinché le superino”.

La prevenzione

Di questa emergenza avvolta dall'indifferenza della società si sono occupati numerosi convegni e occasioni di riflessione condivisa tra dirigenti e operatori delle forze dell'ordine, psicologi e psichiatri, esperti della materia.   Un grido di aiuto silenzioso che, al di là di ogni analisi statistica, rivela un disagio profondo e spesso sottovalutato. Il suicidio è sicuramente l'atto finale , ma spesso non si dà conto dei sintomi tragici che ha la divisa. Su una maggiore presa di coscienza del fenomeno, s'innesta l'impegno della Polizia di Stato: il convegno “La prevenzione del disagio psicologico negli Operatori di Polizia”, che si è svolto il 13 novembre alla questura di Roma in collaborazione con il Sindacato Italiano Appartenenti alla Polizia (Siap) e partecipato da numerosi relatori – fra i quali il segretario generale Giuseppe Tiani e il sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII e direttore di In Terrisdon Aldo Buonaiuto – ha fatto il punto di una situazione articolata, come mostra il riflesso normativo tuttora incompleto, o in parte inadeguato, a rispondere al fenomeno con efficacia. Non a caso la parola-chiave ricorrente è prevenzione: “L'idea, cioè, di mettere un supporto, un sostegno che arrivi prima della cura” ha dichiarato a In Terris Palma d'Alessio, Ispettore capo tecnico della Polizia di Stato e organizzatrice dell'evento. Nonostante spesso si parli di Corpo della Polizia, il lessico non riesce a scalfire l'immagine granitica delle Forze Armate. Una lettura più umana del contesto è, al contrario, una necessità per una professione dove la  linea di demarcazione tra pubblico e privato è molto labile.

Giacomo Galeazzi: