Attualità

I settant’anni dell'”Angelus”

Sono settant’anni che ogni domenica a mezzogiorno, in piazza S. Pietro, affacciandosi dalla finestra del Palazzo Apostolico, il Papa recita l’antica preghiera dell’ “Angelus Domini”.

Si deve al medico e professore Luigi Gedda (1902-2000) già presidente dell’ Azione cattolica che convinse Pio XII (1939-1958) a trasmettere attraverso i microfoni della Radio Vaticana la preghiera dell’Angelus. Era il 1954 in pieno Anno Mariano.

Successivamente, Pio XII nell’autunno del 1954, si affacciò la domenica dalla finestra del suo studio privato, per recitare insieme ai fedeli e pellegrini che affollavano la piazza, la recita dell’ Angelus.

E i suoi successori sul soglio di Pietro, hanno continuato quest’appuntamento tradizionale della domenica, che anche i canali televisivi trasmettono in diretta.

Questa preghiera ha una sua origine nei monasteri del medioevo, e ricorda l’Annunciazione della Vergine, l’istituzione si deve grazie al Papa Urbano II (1088-1099) che la rende pubblica come preghiera al mattino, alla sera e alle 12 nel Sinodo di Clermont-Ferrant in Francia nel 1095 .

Il nome deriva dalla parola iniziale in latino, “Angelus Domini nuntiavit Mariae”. Consiste di tre brevi testi che raccontano tale episodio, recitati come versetti e responsorio ed alternati con la preghiera dell’Ave Maria.

La prima notizia risale al 1269 quando Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274), detto il “Dottore Serafico” ordinò nel Capitolo Generale dei Frati Minori svoltosi a Pisa di salutare la Vergine alla sera dopo il suono della campana.

Giovanni XXII (1316-1334) il quale incoraggiò il suo Vicario Generale di Roma, di far suonare la campana ogni giorno, affinché la gente si ricordi di recitare tre Ave Maria, in onore dell’Annunciazione di Maria. C’è da aggiungere che nel 1274 questa preghiera era ormai diffusa in tutta Europa. Papa Calisto III (1455-1458) prescrisse il suono delle campane dell’Angelus anche a mezzogiorno.

Nella forma attuale, compare a Venezia nel 1560. Tale devozione viene recitata tre volte al giorno, all’alba, a mezzogiorno ed al tramonto. In tali orari una campana, talvolta detta “campana dell’Angelus” o “campana dell’Ave Maria”, viene suonata. Questa campana ha segnato per secoli l’inizio e la fine del lavoro nei campi e la pausa di mezzogiorno per il pranzo.

Nel Cerimoniale dei Vescovi edito nel 1600 sotto Clemente VII (1592-1605), abbiamo una ufficialità della devozione dell’Angelus, perché si ordina a chi riveste il ruolo di sacrista della chiesa, di dare segno, attraverso il rintocco delle campane ogni giorno: “matutino, meridiano ac vespertino tempore ”.

La preghiera è composta da tre versetti evangelici, che si riferiscono all’incarnazione di Gesù, nel grembo di Maria. Le tre acclamazioni sono intercalate dalla recita dell’Ave Maria, e concluse da un’orazione o da un versetto.

Al termine dell’Angelus si può recitare il Gloria per tre volte ed il “Requiem aeternam”  una volta, a suffragio dei defunti.

Gualtiero Sabatini

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