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“Senza monitoraggio del contagio non c’è ripartenza”. Basta una ricetta medica

All'ospedale San Camillo di Roma è possibile per i privati cittadini effettuare i test sierologici. Prezzo calmierato dalla Regione Lazio: 15,23 euro

All’ospedale San Camillo di Roma, è possibile per i privati cittadini effettuare i test sierologici per la ricerca degli anticorpi anti Sars-Cov-2. Il costo fissato dalla Regione Lazio è di 15,23 euro ed è necessaria la ricetta medica. “Avviamo questo nuovo servizio di test sierologici per i cittadini al prezzo calmierato dalla Regione- spiega a Dire il direttore generale, Fabrizio D’Alba-. Il servizio prevederà la possibilità di prenotare l’appuntamento per l’effettuazione del test,
garantendo i protocolli di distanziamento previsti dalla normativa nazionale e regionale. Ci sarà un accesso sicuro. Come descritto anche dalle ordinanze della Regione Lazio, laddove dovesse risultare una positività al test, i medici di medicina generale avvieranno il paziente verso i sedici drive in previsto per l’effettuazione del tampone. Parte quindi un servizio nuovo che anche la sanità pubblica offre alla cittadinanza“.

Prenotazione

“Al San Camillo riavviamo anche le attività ambulatoriali per quelle classi di priorità non urgenti. Pertanto saranno ricontattati i pazienti che precedentemente si erano prenotati in base a un ordine che non è solo un ordine di data di prenotazione, ma è anche un ordine di valutazione di fragilità che ha fatto la Regione Lazio. Queste persone ricominciano ad accedere alla struttura previo nostro contatto telefonico“, evidenzia il direttore generale dell’ospedale. “Sempre al fine di garantire il rispetto dei protocolli di distanziamento- aggiunge d’Alba- i pazienti saranno invitati a
venire in ambulatorio negli orari che in base alla disciplina
saranno previsti per l’apertura. Si va verso una normalità che
non vuol dire tornare a lavorare come prima, ma vuol dire
ricominciare a prendere in carico quei bisogni ordinari di salute
che in fase di emergenza Covid per forza di cose erano stati
messi in secondo piano e che oggi rientrano al centro della
nostra agenda di lavoro”.


Centralino

Si chiama “San Camillo risponde” il nuovo servizio telefonico di consulenza attivato dall’ospedale romano per creare un contatto diretto tra gli specialisti e i pazienti per i quali un ritardo diagnostico può aggravare una patologia. In una fase di ripresa delle attività ambulatoriali, chiamando lo 06/58703019, dal lunedì al venerdì tra le 8 e le 17, i cittadini potranno ricevere le informazioni necessarie per contattare le diverse Unità operative. “Il servizio che abbiamo già avviato da un paio di settimane, ricevendo numerose
telefonate, ha l’obiettivo di riaprire un canale tra il medico curante e il paziente in un momento di difficoltà nell’accesso alle strutture sanitarie – precisa il direttore generale del San Camillo -. Non è un teleconsulto, ma valuteremo congiuntamente soprattutto nel dialogo tra professionisti se ci siano delle necessità emergenti che sono meritevoli di essere immediatamente prese in carico”. Per realizzare il servizio, il San Camillo ha potuto contare sul sostegno de Il Tulipano Bianco, un’associazione di promozione sociale che ha scelto di investire una parte dei contributi volontari dei cittadini versati attraverso il 5 per mille, a sostegno della campagna di comunicazione e diffusione di questo servizio.

Utenza

“È un progetto importante poiché l’utenza in questo momento ha un po’ di paura a recarsi presso le strutture sanitarie – sottolinea a Dire il presidente de Il Tulipano Bianco, Francesco Giordani-.Noi pensiamo che attraverso questo progetto riusciamo ad avvicinarci alle persone che ne hanno bisogno. Il nostro contributo è stato quello quindi di dare un aiuto attraverso il contributo del 5 per mille“. Secondo il vice presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Pierluigi Bartoletti “questo servizio migliora il rapport tra medico e paziente, è un passaggio importante per garantire quel collegamento con il territorio che è sempre stato un tassello mancante. Come Ordine su questo aspetto ci dobbiamo lavorare“.

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