Fa di nuovo rotta verso l'Italia la Sea Watch 3, la nave ong già al centro di un duro contenzioso con il governo italiano nei mesi scorsi e ora diretta a Messina, con 194 persone a bordo salvate due giorni fa al largo della Libia. Un attracco non così scontato quello nel porto siciliano: la Regione, infatti, ha dato l'altolà alla nave, ponendo come motivazione l'emergenza coronavirus (tre i casi finora registrati in Sicilia) e disponendo per tutti coloro stipati sullo scafo, tra migranti ed equipaggio, un periodo di quarantena a bordo. In caso contrario, l'invito è a recarsi altrove: “Faccio appello al presidente Conte – ha scritto il governatore Nello Musumeci -: dal governo regionale siciliano è arrivato finora un responsabile atteggiamento rispetto alla gestione unitaria di questa emergenza. Ma serve reciprocità. Avevo chiesto ieri e ribadisco oggi: in un contesto di allarme come quello attuale, suona come una sfida al popolo siciliano pensare di fare sbarcare altri 194 migranti in Sicilia. Una quarantena a bordo è indispensabile o, se le autorità ritengono che la nave non lo consenta, si interloquisca con le autorità competenti e si diriga in altri porti”.
Il sostegno di Salvini
Dalla parte del presidente della Regione Sicilia si è schierato l'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini: “Il Viminale ha autorizzato altri 200 sbarchi dalla nave Sea Watch a messina. Ha ragione il governatore della Sicilia Musumeci, non è possibile che in un momento come questo il governo permetta lo sbarco di altre centinaia di immigrati: che l'Europa si svegli e se ne faccia carico”.
Le operazioni nel Mediterraneo
Sono circa duecento le persone che, negli ultimi giorni, la nave Sea Watch ha soccorso in mare nel corso di tre differenti operazioni. Gli operatori, inoltre, hanno avvertito – dopo la segnalazione di Alarm Phone – la presenza di “altre due imbarcazioni sono in difficoltà al largo delle coste libiche”, chiedendo “a tutte le autorità competenti di intervenire immediatamente. Alle 19.44 ci ha chiamati una barca in pericolo con 85 persone in fuga dalla Libia. Erano quasi nella zona Sar di Malta, ma abbiamo perso contatto e non sappiamo cosa sia successo. Tutte le autorità sono informate ma Malta si rifiuta di intervenire. Urge un soccorso”.