Scuola ripartita, impatto sulla pandemia limitato (pur nella cautela naturale suggerita vista la recrudescenza dei contagi) e primo momento di bilancio. Specie per chi, nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria, vedeva all’impatto del coronavirus come un ulteriore fattore di instabilità per il futuro. Molte scuole paritarie hanno rischiato di non riaprire, molte versano ancora in difficoltà . Ma l’obiettivo di fondo resta lo stesso: garantire la libertà della scelta educativa per le famiglie. “Lungo gli anni era evidente – ha detto a Interris.it suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche – che anche i favorevoli al pluralismo educativo si erano divisi in due grossi schieramenti: il diritto della scuola ad esistere e quindi anche a ricevere i contributi e il diritto alla libertà di scelta educativa dei genitori da esercitare senza dover pagare due volte”.
La genesi
Una tematica che ha attraversato in toto il dibattito dell’opinione pubblica. Con chiarimenti continui ma anche qualche luogo comune: “Lo slogan è che la scuola statale è quella pubblica, gratuita, aperta a tutti e la scuola paritaria è quella privata, confessionale, dei ricchi per i ricchi. Se vuoi la scuola confessionale te la paghi. La scuola statale soffre perché la scuola paritaria ruba tanti fondi pubblici. Una narrativa cosi scontata che non faceva una piega. Ormai nessuno si sognerebbe più di dire una cosa simile”.
Secondo suor Anna Monia, “era forse necessario però che anche la scuola paritaria abbandonasse lo stile della rivendicazione e della lamentela per cominciare a raccontare la verità in termini di costi, delle ragioni per le quali risulta accessibili solo a pochi poveri e disabili, delle fatiche che una famiglia affronta nel pagare la retta, la scuola paritaria a reggere e i docenti a sostenere quella grave discriminazione”. Il punto, è che il diritto alla libertà di scelta educativa, così come quello all’apprendimento, implicano la presenza di un pluralismo educativo: “Si ritrova una nuova armonia che affonda le fondamenta nella costituzione, nella dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo è storia ne abbiamo ampiamente parlato da questa testata”.
Linee di finanziamento
Ma non solo: “Il diritto da garantire è il diritto all’istruzione degli studenti, il diritto dei genitori ad agire la propria responsabilità educativa e il diritto di insegnamento dei docenti senza alcuna discriminazione economica. Ore e ore di studi centinaia di pubblicazioni aiutano a togliere sassi, macigni e affina il ragionamento. Se è il diritto di apprendere dello studente da garantire senza alcuna discriminazione economica e il pluralismo è funzionale allora occorre rivedere le linee di finanziamento del sistema scuola. Può un allievo della scuola statale costare 8.500 euro tasse dei cittadini e perdere pezzi? Manca la carta igienica, la risma di carta che debbono portarli le famiglie e i docenti”.
Il costo standard per allievo
Un secondo passo decisivo in avanti è rispondere alla domanda: libertà sì ma chi paga? Il lavoro di suor Anna Monia converge nel saggio Il diritto di apprendere, lavoro combinato con Grumo e Parola. “Il costo standard di sostenibilità che sta nel riconoscere concretamente la titolarità , in ambito educativo e formativo, della persona e della famiglia. Tale titolarità si esercita attraverso una ‘libertà di scelta educativa’ che va garantita a tutti, superando gli attuali ostacoli economici e sociali che ne impediscono di fatto l’esercizio ai meno abbienti. Il costo standard costituisce, infatti, una ‘quota capitaria’ spettante all’alunno, che lo assegna poi alla scuola prescelta”. In sostanza, il finanziamento spetta alla famiglia e, di conseguenza, “viene assegnato alle scuole pubbliche (statali o paritarie) in quanto servizio scelto dalla famiglia stessa”.
Secondo suor Anna Monia, il costo standard di sostenibilità potrebbe rappresentare la soluzione “che potrà rivestire tutte le leve fiscali che si vorranno, detrazione, quota capitaria, convenzione. Ecco definire il costo di un allievi a 5.500 euro consente di superare le attuali discriminazioni economiche che colpiscono le famiglie sarà poi il Governo di turno a decidere se assegnarli con un voucher, un buono scuola, la dote scuola dei liberali, o la convenzione dei conservatori. Fatto sta che il diritto garantito è quello della famiglia, e la scuola statale e paritaria risultano garanzia di pluralismo”.
L’impatto del virus
Da tenere in considerazione, anche l’irruzione del coronavirus. Una variabile comune a tutti gli ambiti della quotidianità . Scuola in primis. “Il Covid ha squarciato il velo dei costi, la scuola statale che costa euro 8.500 alle famiglie italiane contribuenti non è ripartita per tutti gli allievi (esclusi i più poveri e i disabili); la scuola paritaria con rette tra i 4.000 euro annui e i 5.500 euro è ripartita in sicurezza”.
Le varie associazioni mettono in evidenza un rischio: “Detto meglio non riparte la scuola statale per tutti. Numerosi gli appelli come le denunce e le soluzioni intorni a web pressing e flash mob che hanno mobilitato centinaia di migliaia di persone. La scuola non riparte per tutti e non è ripartita mica solo perché mancano le aule e i banchi ma per ragioni ben più profonde che affondano le radici proprio nella particolare iniquità del sistema scolastico italiano”.
La scuola del futuro
Un rischio che emergeva già nel marzo scorso e che finisce per coinvolgere trasversalmente tutte le forze politiche. “Arrivano le soluzioni ma di fatto il governo accoglierà solo lo stanziamento straordinario di 300 mln di euro per gli allievi delle scuole paritarie. Queste, causa Covid, hanno rischiato la chiusura. Arriva il salvagente che servirà loro per scontare la retta”. Da qui un possibile spiraglio: “Se il governo sa che un allievo della scuola paritaria costa non meno di 6.000 euro tante è che definisce questo una retta dal valore simbolico si chiederà chi paga e qui la realtà suggerisce che è una opportunità da cogliere questa per fare un ulteriore passo in avanti”. Spunto anche per il nuovo focus La scuola del futuro.