Parla di almeno 205 palestinesi e 17 poliziotti israeliani feriti il bilancio degli scontri che si sono verificati per lo più sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme. Uno dei confronti violenti più gravi degli ultimi anni nella Gerusalemme est occupata, che ha suscitato preoccupazione anche negli Usa e nell’Unione Europea.
Cosa è successo
Nella giornata di venerdì, l’ultimo prima della fine del mese del Ramadam, decine di migliaia di fedeli si sono radunati sulla Spianata delle Moschee per la preghiera. A questo punto sono scoppiati i tafferugli tra i palestinesi che hanno usato armi da fuoco, e la polizia israeliana, che ha lanciato granate e ha aperto il fuoco con proiettili di gomma sui manifestanti. Gli scontri si sono verificati anche nel vicino quartiere di Sheikh Jarrah, dove le manifestazioni notturne quotidiane contro il possibile sgombero delle famiglie palestinesi a favore dei coloni israeliani sono sfociate nei giorni scorsi in scontri con la polizia.
La preoccupazione di Usa e Unione Europea
“Negli ultimi giorni le tensioni e le violenze nella Cisgiordania occupata, in particolare a Gerusalemme Est, sono aumentate pericolosamente. La scorsa notte si sono verificati gravi scontri sulla Spianata delle Moschee che hanno causato molti feriti. La violenza e l’istigazione alla violenza sono inaccettabili e gli autori di ogni parte devono essere ritenuti responsabili”. Così in una nota il portavoce del servizio di azione esterna della Ue, l’ufficio dell’Alto rappresentante Josep Borrell. “L’Unione europea invita le autorità ad agire con urgenza per allentare le attuali tensioni a Gerusalemme”, prosegue la nota.
Gli Stati Uniti si sono detti “estremamente preoccupati” per gli scontri avvenuti a Gerusalemme e hanno esortato le autorità israeliane e palestinesi ad “agire con decisione per abbassare le tensioni e fermare la violenza”. Per Washington è “cruciale” evitare qualsiasi passo che possa peggiorare la situazione, come “sfratti a Gerusalemme Est, attività nelle colonie, demolizioni di case e atti di terrorismo”.