Santa Sofia, asse Roma-Atene. Il presidente greco Katerina Sakellaropoulou sostiene che la decisione turca danneggia “profondamente coloro che considerano questo simbolo superiore del cristianesimo come appartenente all’umanità e al patrimonio culturale mondiale e distoglie la Turchia dai valori dello stato secolare e dai principi di tolleranza e pluralismo”.
Allarme per Santa Sofia
Il presidente greco Katerina Sakellaropoulou ha contattato
Papa Francesco, in occasione della decisione della leadership turca di trasformare
Santa Sofia in una moschea. “Non è una questione interna della Turchia, ma
una questione più ampia che deve essere esplicitamente e inequivocabilmente condannata dalla
comunità internazionale“, afferma Katerina Sakellaropoulou.
Revoca
Il presidente greco ha ringraziato il Papa “per le sue dichiarazioni di sostegno e gli ha chiesto, a sua volta, di usare tutta la sua influenza per sensibilizzare il pubblico internazionale, in modo che la leadership turca revochi la sua decisione e ripristini la Basilica di Santa Sofia, nello stato di un monumento protetto”. Il Papa, secondo quanto riporta la nota della presidenza greca, “ha concordato con le osservazioni” di Katerina Sakellaropoulou. E “ha riconosciuto i motivi politici della decisione” di Erdogan. Inoltre “ha promesso di continuare i suoi sforzi, come parte del suo ruolo, per rivedere la decisione”.
Accoglienza
Il Pontefice “ha anche elogiato gli sforzi” della Grecia “nell’accoglienza di rifugiati e immigrati, come ha avuto l’ opportunità di vedere durante la sua visita a Lesbo nel 2016″. Il presidente della Grecia ha ribadito l’invito a Francesco a visitare il Paese nel 2021, in occasione del 200° anniversario della rivoluzione greca. “Il Papa ha accettato l’invito, sperando che le condizioni consenta il viaggio“, conclude la nota.