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Salone della Giustizia: il ruolo della tecnologia per un’auspicata riforma

L'analisi del modello finanziario fino ad oggi adottato, già fortemente in discussione e colpito inesorabilmente dal COVID 19

La pandemia da Coronavirus ha generato una inaspettata quanto spaventosa crisi mondiale. Il nostro Paese nel giro di poche settimane si è come cristallizzato in attesa che il contagio fosse adeguatamente sotto controllo. Usciti dall’emergenza avremo bisogno di proposte, risposte e soluzioni.

In tal senso la tre giorni del Salone della Giustizia, in programma da oggi 29 settembre fino al prossimo 1 ottobre presso l’Acquario Romano a Roma, ha chiamato alti rappresentanti delle istituzioni e della politica, della magistratura e dell’avvocatura, insieme a opinion leaders a dibattere e approfondire temi quali il ruolo delle tecnologie in una auspicata riforma della Giustizia , lo sport al tempo del Coronavirus, gli attacchi cyber alle strutture pubbliche e private durante la crisi, l’avvento della tecnologia 5G approfondendo in particolare gli eventuali problemi in chiave di sicurezza nazionale.

Gli argomenti della tre giorni di Salone giustizia

Gli argomenti al centro della giornata conclusiva dell’11° edizione del Salone della Giustizia saranno l’economia, la sostenibilità, il bilancio sociale e il lavoro 4.0. L’ultimo dei convegni dal titolo “L’illusione di una crescita illimitata in un mondo limitato”. Analizzerà a fondo il modello finanziario fino ad oggi adottato. Un aspetto già fortemente in discussione e colpito inesorabilmente dal COVID 19. Tutti sapevamo che questo sistema di vita ed economico non era più sostenibile e che, la crescita e lo sviluppo, non possono essere illimitati.

Quest’anno il Salone sarà caratterizzato da tre appuntamenti con l’avvocatura civile, penale e amministrativa promossi da Cassa Forense in collaborazione con AS Finanza. Poi ci saranno una serie di faccia a faccia. A questi prenderanno parte Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro e Giorgio Lattanzi, presidente Emerito della Corte Costituzionale.

Un evento nato nel 2008

Il progetto prevede un innovativo e originale incontro pubblico tra magistratura, avvocatura, politica e professioni per affrontare il tema Giustizia a 360°. Si approfondiranno anche le tematiche relative all’economia, alla salute, al lavoro, alla tutela e alla sicurezza, all’ambiente. Si illustrerà direttamente ai cittadini le istanze, le problematiche, le soluzioni ed il ruolo di un settore da sempre percepito come oscuro e di difficile comprensione.

Promuovere la ‘cultura della legalità è da sempre il primo obiettivo

I relatori, tutti di primissimo ordine, presenti all’inaugurazione della tre giorni hanno rilevato una certa sintonia rispetto alla perplessità dell’introduzione di sistemi. Come il giudice robot o altre innovazioni tecnologiche. Queste rischiano però di far perdere, soprattutto al processo pensale, aspetti legati alla presenza essenziali ai fini del giudizio.

“Io mi auguro che non si arrivi mai al giudice robot – ha detto da parte sua Giovanni Maria Flick, ex ministro della Giustizia del governo Prodi -, hanno ragione i giudici quando si tengono strette le loro prerogative, quando vedono l’intervento delle novità tecnologiche come una menomazione della loro indipendenza, della loro mini sovranità”.

“Ora – ha aggiunto sull’attualità – il legislatore costruisce il piano del Recovery Fund come una specie di toccasana, che indica le cose da fare. Quando penso a certe affermazioni contenute nel piano discusso davanti alla Camera il 22 settembre vedo affermazioni mirabolanti, tutto corre tutto, va avanti ma mi pare più un collage delle iniziative che sono state prese e non sono state portate avanti più che un vero programma. Non so come l’Europa reagirà”.

I punti da affrontare per avere un sistema efficiente

“Il tempo del processo e la calcolabilità del risultato – sottolinea il giurista – sono le due grosse montagne da scalare ancora oggi per avere un sistema efficiente. Questo nel civile, nel penale ancora peggio”. Qui Flick vede il problema innanzitutto del sovraffollamento delle carceri: “Invece di pensare di fare entrare in carcere meno gente costruiamo carceri nuove, ne facciamo solo un problema di spazi”.

Poi attacca anche la tecnica dei trojan: “Le prime applicazioni del trojan sono state una specie di maledizione divina, un chi la fa l’aspetti, sono stati applicati in modo tale da aver spaccato immediatamente il Consiglio superiore della magistratura, ma ricordo una sentenza delle sezioni unite che diceva che le intercettazioni potevano essere usate solo nel processo poi un intervento legislativo ha esteso anche ai reati di corruzione. Così criminalità e corruzione sono assimilate l’una all’altra e la pesca a strascico, il sogno di ogni migliore pm, è divenuto realtà”.

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