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Sacerdote e medico:”Dilemmi etici nella lotta al Covid-19″

"Nessuno può sostituirsi al nostro dovere di decidere in scienza e coscienza", avverte monsignor Andrea Manto, presidente della Fondazione “Ut Vitam Habeant” ideata dal cardinale Elio Sgreccia

“Nessuno può sostenere questa sfida da solo. Non si può affrontare in maniera isolata un’epidemia causata da un virus nuovo, per il quale mancano anticorpi nella popolazione e cure mediche efficaci”, afferma a Quotidiano Sanità monsignor Andrea Manto, sacerdote e medico geriatra, presidente della Fondazione “Ut Vitam Habeant” ideata dal cardinale Elio Sgreccia e direttore del Centro di pastorale della famiglia della diocesi di Roma.

Situazioni critiche

“È necessario condividere le conoscenze e i saperi nella comunità scientifica e coordinare gli interventi di sanità pubblica– spiega monsignor Manto-. Non si può affrontare la sfida di elaborare principi etici liquidando, unilateralmente e sotto la spinta dell’emergenza, la deontologia medica, che è un sapere condiviso e consolidato da secoli a tutela dei valori fondanti dell’umanità”. Un esempio:  il “first come, first served” è un principio di giustizia universale che regola tutti i rapporti umani, dalla coda alla biglietteria, ai mercati azionari, fino a situazioni cruciali. “Esso serve a impedire la prepotenza e gli abusi- puntualizza-.Minarne il valore può causare molti più problemi di quanti si pensa di risolverne. Ipotizziamo che ci sia un solo posto libero in una rianimazione e arrivino, a distanza di pochi minuti, due pazienti intorno ai 60 anni di età, molto simili per gravità della situazione e possibilità di sopravvivenza: cosa dovrebbe fare il medico? Usare il criterio dell’ordine di arrivo o tirare la monetina?”.

Nell’interesse del paziente

È una scelta terribile ed è comprensibile la sofferenza di chi deve compierla. “Ma la deontologia è chiara: il dovere del medico non è affidarsi soltanto a un criterio statistico o a una linea guida generale- precisa il sacerdote e medico-. Deve decidere per quella persona e in quella precisa situazione il bene concretamente possibile, certamente evitando interventi terapeutici inutili, sproporzionati o esplicitamente rifiutati dal paziente, ma mai può agire contro l’interesse del paziente”.  E aggiunge: “Non è infrequente che il medico, come lo statista, il giudice, o chiunque abbia responsabilità rilevanti per le vite degli altri, si trovi di fronte a scelte drammatiche di cui deve assumersi il peso da solo. E purtroppo non esistono deroghe, scorciatoie o seconde opportunità“.

Fondamento della società

Nessuno può sostituirsi a noi e alla nostra libertà e responsabilità e al nostro dovere di decidere in scienza e coscienza, anche sbagliando, ma assumendoci il carico che da questo deriva- sottolinea monsignor Manto-. È la vita, sempre imperfetta eppure sempre meravigliosa. È la bellezza e il dramma della nostra libertà, che desidera l’assoluto, ma vive nel qui e ora e ha bisogno di confini”. Si tratta di “problemi di etica medica assai rilevanti, tanto più nello scenario attuale e nel contesto del mondo globalizzato“. Su tali problemi bisogna “tenere sempre viva l’attenzione e andare a fondo nel dibattito, perché essi non riguardano solo i medici, i malati e le loro famiglie o chi è chiamato ad amministrare la sanità, ma toccano tutti noi e il fondamento stesso della società e della democrazia”.

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