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Rosario contro la pandemia

In piena emergenza sanitaria il momento di preghiera promosso dalla Chiesa italiana per invocare la protezione divina, L'affidamento alla Santa Famiglia

“A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua santissima Sposa” (Leone XIII). In questo momento di emergenza sanitaria, la Chiesa italiana promuove un momento di preghiera per tutto il Paese, invitando ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario (Misteri della luce), simbolicamente uniti alla stessa ora: alle 21 di giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia. Alle finestre delle case la Conferenza episcopale italiana propone di esporre un piccolo drappo bianco o una candela accesa. Tv2000 offrirà la possibilità di condividere la preghiera in diretta.

Condizione umana fragile

L’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Cei ha predisposto una preghiera per questo tempo di emergenza legato al Coronavirus: “O Dio onnipotente ed eterno, ristoro nella fatica, sostegno nella debolezza: da Te tutte le creature ricevono energia, esistenza e vita. Veniamo a Te per invocare la tua misericordia poiché oggi conosciamo ancora la fragilità della condizione umana vivendo l’esperienza di una nuova epidemia virale.Affidiamo a Te gli ammalati e le loro famiglie: porta guarigione al loro corpo, alla loro mente e al loro spirito. Aiuta tutti i membri della società a svolgere il proprio compito e a rafforzare lo spirito di solidarietà tra di loro. Sostieni e conforta i medici e gli operatori sanitari in prima linea e tutti i curanti nel compimento del loro servizio. Tu che sei fonte di ogni bene, benedici con abbondanza la famiglia umana, allontana da noi ogni male e dona una fede salda a tutti i cristiani. Liberaci dall’epidemia che ci sta colpendo affinché possiamo ritornare sereni alle nostre consuete occupazioni e lodarti e ringraziarti con cuore rinnovato. In Te noi confidiamo e a Te innalziamo la nostra supplica perché Tu, o Padre, sei l’autore della vita, e con il tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, in unità con lo Spirito Santo, vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen. Maria, salute degli infermi, prega per noi!”.

L’ora della responsabilità

“A mio parere è pericoloso ridursi in queste condizioni, dover cioè mettere i medici nella condizione di dover scegliere chi far vivere e chi far morire. Spero che da tutto questo dramma venga fuori qualche domanda in più, soprattutto per chi ha delle responsabilità”, afferma il presidente dell’Apsa (amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica) il vescovo Nunzio Galantino di fronte all’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro Paese a causa del propagarsi della dall’epidemia Coronavirus Covid–19. Il presule pugliese che è stato tra l’altro segretario generale della Cei indica la strada del buon senso e di non volersi presentare “un demagogo fuori posto”. E, sottolinea Avvenire, invita le istituzioni a non dimenticare il valore strategico per la vita del Paese di risorse come la sanità e l’istruzione, intesa come formazione per le nuove generazioni. “Spero almeno che da questo dramma venga fuori qualche domanda in più per i nostri governanti. aggiunge il presule rivolgendosi a “tutti coloro che hanno responsabilità”-. Parlo soprattutto della necessità di evitare che i primi settori che generalmente vengono toccati nei momenti di difficoltà economica come la sanità e l’istruzione. E’ assurdo pensare che in pochi giorni si sia pensato di reintegrare o assumere medici e infermieri e per tanto tempo si è bloccato tutto. Va colta l’occasione per un riequilibrio della spese in difesa del welfare italiano e non solo”. Infatti, “ci sono alcune spese militari che possono essere toccate e quei soldi possono essere investiti per queste e per altre realtà. Smettiamo di considerare la sanità e la formazione come dei bancomat senza Pin dove se ci sono soldi li andiamo a prendere lì. E poi le paghiamo queste conseguenze”.

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