Rivolta carcere Ancona, Sappe: “Paura terremoto un pretesto. Chiediamo punizioni esemplari”

La casa circondariale di Montacuto, in Ancona

“Venerdì scorso i detenuti del carcere di Montacuto, ad Ancona, si sono scagliati contro alcuni agenti della Polizia Penitenziaria per motivi ancora da accertare; ma, come pretesto, hanno detto che volevano le celle aperte di notte per paura del terremoto avvenuto nelle Marche. Lo ripeto: era solo un pretesto. Infatti, il carcere di Ancona era stato controllato dal Comune il giorno stesso della scossa e non aveva subito alcun danno”.

Lo racconta a InTerris.it Nicandro Silvestri, segretario regionale Marche del Sappe (il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) dopo l’ennesimo caso di violenza scoppiato in un carcere contro degli agenti penitenziari.

La rivolta del carcere di Montacuto

Venerdì sera nella casa circondariale di Montacuto, un’ottantina di detenuti delle sezioni di Alta Sicurezza – accusati dunque per reati di mafia, associazione a delinquere, tutti con sentenze definitive – hanno di fatto preso possesso di un’ala del carcere anconetano, il più grande delle Marche, dopo aver aggredito fisicamente alcuni agenti penitenziari.

“In caso di terremoto – spiega ancora Silvestri – viene applicato immediatamente il piano di evacuazione, tra l’altro già usato nel terremoto del Centro Italia nel 2016. In caso di forte scossa, i detenuti vengono tutti fatti uscire ed accompagnati all’aperto, nel campo sportivo. Poi, viene controllata l’agibilità della struttura. Il carcere di Montacuto, seppur non di recente costruzione, ha retto benissimo l’urto dell’ultimo sisma senza riportare alcun danno. Tanto che i detenuti – dopo i controlli voluti dal comune a tutti gli edifici del territorio – sono rientrati nelle loro zone”.

“La sera dello scorso venerdì, a causa delle piccole scosse di assestamento, alcuni detenuti della sezione di Alta Sicurezza hanno iniziato a protestare chiedendo che venissero lasciate le celle aperte durante la notte. La protesta ha riguardato una ottantina di persone. Gli agenti si sono prestati a tranquillizzare i detenuti sulla sicurezza della struttura. Ciò nonostante, alcuni detenuti, due o tre, hanno improvvisamente attaccato con calci e pugni i quattro agenti in servizio che stavano per chiudere le celle. Dopo averli picchiati, hanno preso possesso delle chiavi del reparto e delle celle, si sono posizionati nella rotonda del piano detentivo aizzando gli altri detenuti, mentre gli agenti davano l’allarme”.

“Dalla rotonda dell’atrio, i detenuti avrebbero potuto andare oltre e raggiungere il resto della casa circondariale e scatenare una sommossa generale, come avvenuto per esempio a Foggia nel 2020 con una maxi evasione. Ma nel frattempo l’apparato di sicurezza si è organizzato a difesa della struttura. Gli agenti si sono posizionati dietro a delle porte per non fare uscire i detenuti dal piano”.

“E’ intervenuto il Comandante dell’istituto, il dirigente di polizia penitenziaria Nicola De Filippis che è riuscito a far calmare gli animi e far rientrare i detenuti in cella. Alla fine, i detenuti hanno ottenuto la cella aperta di notte, ma all’interno della propria sezione che è rimasta chiusa”.

“Questa aggressione evidenzia alcune lacune delle carceri marchigiane ed italiane. In primis, la carenza cronica di personale penitenziario. Sono sempre troppo pochi gli agenti che devono seguire centinaia di detenuti, alcuni dei quali con problemi psichiatrici”.

“C’è carenza inoltre anche di psicologi, personale amministrativo, educatori e di quanti dovrebbero aiutare i detenuti nel reinserimento lavorativo. I detenuti con pene detentive lunghe – e che avrebbero per diritto la possibilità di fare un percorso educativo, formativo e lavorativo – sono quelli che maggiormente risentono di queste carenze. Questo potrebbe essere il vero motivo del malumore dei detenuti che hanno portato all’ingiustificabile aggressione. Quella della paura del terremoto, lo ripeto, è stata solo un pretesto”.

“Indipendentemente dalle reali cause, che verranno accertate in seguito, vorrei evidenziare che i quattro poliziotti aggrediti sono poi stati portati al Pronto Soccorso. Tre di loro hanno ricevuto ferite guaribili in sette-otto giorni. Uno, invece – il preposto di sorveglianza – ha avuto ben 30 giorni di prognosi: ha una frattura alle costole e il setto nasale deviato”.

“Le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti penitenziari e di sicurezza per le strutture carcerarie. Al momento, sono in corso le indagini per capire chi siano precisamente gli autori dell’attacco. Poi, verranno presi i provvedimenti in Consiglio di Disciplina. Noi del Sappe chiediamo punizioni esemplari e che vengano trasferiti”.

Milena Castigli: