L’Assemblea generale delle Nazioni Unite (Onu) ha adottato una risoluzione che chiede alla Russia di porre fine quanto prima “all’occupazione temporanea” della Crimea, la penisola ucraina annessa nel 2014 da Mosca.
La risoluzione – che affronta il tema della militarizzazione di Crimea, Sebastopoli e parti del Mar Nero e del Mare d’Azov – è stata adottata da 63 Paesi, mentre 17 hanno votato contro e 62 si sono astenuti. Il testo, non vincolante, è stato proposto da 40 Paesi tra cui Europa, Usa, Canada e Turchia.
La Crimea, terra contesa
La Crimea è la più grande penisola affacciata sul mar Nero ed è collegata alla terraferma solo dall’istmo di Perekop, che la unisce alle regioni sudorientali dell’Ucraina, mentre dal 2018 è collegata alla Russia dal ponte di Crimea, situato sullo stretto di Kerc. Il territorio della Crimea appartiene de jure all’Ucraina (come “Repubblica autonoma di Crimea”), ma dal 2014 la penisola è stata occupata e annessa dalla Russia (come “Repubblica di Crimea”).
Fino alla fine del XIX secolo, i tatari rappresentavano la maggioranza della popolazione, poi, in seguito alla massiccia immigrazione russa ed ucraina, sono diventati una minoranza fino quasi a scomparire a causa della deportazione di massa verso l’Asia centrale effettuata da Stalin nel 1944. Con la fine dell’Unione Sovietica i tatari poterono ritornare in Crimea.
Referendum popolare
Nel 2014 la Crimea è stata occupata e annessa alla Russia come Repubblica di Crimea a seguito di un referendum popolare avvenuto il 16 marzo, seguito da diversi osservatori internazionali – non ritenuti però sufficientemente accreditati dalla maggior parte dei Paesi occidentali – in cui il 95,4% dei votanti ha votato per l’annessione alla Russia.
Unione Europea e NATO, così come la maggioranza degli stati membri ONU, non hanno mai riconosciuto l’annessione della Crimea e hanno adottato sanzioni politiche ed economiche nei confronti della Federazione Russa. Oggi la nuova risoluzione.