Oggi, 8 marzo, si festeggia la festa della donna. Si presume una donna libera che gode di diritti e in grado di far valere le sue potenzialità. Ma il quadro offerto dall’ultimo report delle Nazioni Unite, development programme, è davvero sconfortante: il 90% delle persone ha qualche sorta di pregiudizio nei confronti delle donne.
I dati
A scapito di secoli di progresso nell’equità tra uomini e donne, il 50% degli uomini e donne ritengono che il genere maschile sia migliore nel ricoprire cariche apicali in politica, nel business e che ha maggiori diritti quando il lavoro semplicemente è scarso, quando c’è un elevato tasso di disoccupazione. Inoltre, mentre le donne lavorano più ore rispetto agli uomini, il loro salario è sempre più basso. I governi potrebbero applicare nuove iniziative e politiche per aumentare la consapevolezza, per esempio tramite degli incentivi sulla cura dei più piccoli o spingendo le donne a rompere la tradizionale dominazione maschile in alcuni settori chiave come l’informazione tecnologica. Le sfide del futuro saranno quelle di provvedere alla maternità tramite una responsabilità congiunta tra padre e madre, così che non si abbiano più casi di licenziamento.
Papa Wojtyla, il Papa del genio femminile
Tornano alla mente le parole (analizzate dal libro di Galeazzi e Franco Svidercoschi intitolato “Chi ha paura di Giovanni Paolo II? Il papa che ha cambiato la storia del mondo”) che Papa Wojtyla dedica alle donne alle quali si rivolge direttamente e quasi confidenzialmente nella celebre “Lettera alle donne” (29 giugno 1995), diffusa alla vigilia della IV Conferenza mondiale sulla donna promossa dall’ Organizzazione delle Nazioni Unite a Pechino. Un documento straordinario nel quale il Papa dice: “vorrei rivolgermi direttamente ad ogni donna, per riflettere con lei sui problemi e le prospettive della condizione femminile nel nostro tempo, soffermandomi in particolare sul tema essenziale della dignità e dei diritti delle donne considerati alla luce della Parola di Dio”. Un messaggio in continuità con la lettera pastorale Mulieris dignitatem del 1988, in cui Papa Wojtyla affermava il fondamento biblico della parità tra uomo e donna e denunciava le ingiustizie e gli abusi perpetrati per secoli nei confronti delle donne. Ma non solo il Papa nella Lettera alle donne, afferma: “È urgente ottenere dappertutto l’effettiva uguaglianza dei diritti della persona e dunque parità di salario rispetto a parità di lavoro, tutela della lavoratrice-madre, giuste progressioni nella carriera, uguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia, il riconoscimento di tutto quanto è legato ai diritti e ai doveri del cittadino in regime democratico. Si tratta di un atto di giustizia, ma anche di una necessità”.
Anche Papa Francesco torna sul tema della donna nella Chiesa parlando di femminismo ecclesiastico, che vuol dire comprendere a pieno la dimensione della vita, essere partecipi di ciò che accade appunto quando una madre dà alla luce un figlio. Perciò non si tratta soltanto di mettere le donne nei ruoli chiave della Chiesa, quanto di ripensare la Chiesa con le categorie e lo stile della donna.
La politica
In politica la situazione è ancora lontana da qualsiasi tipo di equità. Anche se gli uomini e le donne hanno lo stesso diritto di voto, solamente il 24% degli scranni parlamentari sono occupate dal genere femminile e sono solo 10 le donne a capo di un governo su 193 possibili. Il caso delle quote rosa assume un aspetto alquanto controverso: le donne dovrebbero avere il diritto di sedere in parlamento per i loro meriti e non certo perchè una legge lo impone come necessario (sempre e solo nel caso femminile, mai si è parlato di quota blu).
Il programma
Attraverso il Gender Social Norms Index si misura quanto sono estese le credenze sociali che ostruiscono l’equità di genere nei settori come la politica, il lavoro e l’educazione, esaminando i dati provenienti da 75 paesi coprendo l’80% della popolazione mondiale. Il 2020 segna il 25esimo anniversario della Dichiarazione di Beijing, la più visionaria agenda per l’emancipazione femminile.
Alcuni studi ipotizzano che ci vorrà un secolo perché le differenze di genere nei settori chiave della vita sociale ed istituzionale si assottiglino. Ma il cambiamento più profondo che si può immaginare è quello che ognuno è in grado di apportare quotidianamente. Gli uomini devono fare gli uomini: bisogna rispettare il “gentil sesso”, le madri dei nostri figli, le nostre sorelle, le nostre colleghe di lavoro, ogni giorno.