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I dati del rapporto Caritas/Migrantes sugli stranieri in Italia sono sorprendenti

Dopo 20 anni di crescita, si registra una diminuzione degli stranieri che non compensano più il saldo demografico naturale del Paese

E’ stato presentato oggi, 14 ottobre, a Roma, la XXX edizione del Rapporto Immigrazione di Caritas italiana e Fondazione Migrantes, intitolato “Verso un noi sempre più grande”. Il dato più sorprendente che emerge dal rapporto è che per la prima volta diminuiscono i musulmani e aumentano i cristiani tra gli stranieri residenti in Italia.

Il rapporto in breve

Dopo 20 anni di crescita ininterrotta, anche a causa della pandemia si registra una diminuzione della presenza straniera, che non compensa più il saldo demografico naturale del Paese. Si riducono sia i residenti che la forza lavoro, il cui tasso di occupazione diventa inferiore a quello degli italiani.

Nello specifico: diminuiscono i residenti stranieri in Italia, che passano dai 5.306.548 del 2020 agli attuali 5.035.643 (-5,1%), per un effetto combinato del calo demografico generale, delle restrizioni alla mobilità e a causa della pandemia. L’incidenza della popolazione straniera sul totale si attesta sull’8,5%.

La tendenza alla progressiva diminuzione della popolazione italiana (-6,4%, 987mila residenti in meno rispetto all’anno precedente) coinvolge nel 2021 anche gli stranieri (-5,1%). Anche i permessi per motivi di protezione internazionale hanno segnato un decremento dal 2019 (-5,6%), a causa della chiusura degli arrivi dall’estero, degli sbarchi e degli attraversamenti dei confini. Spicca il calo dei permessi per i minori stranieri non accompagnati, che sono passati dai quasi 18mila del 2019 ai 3.774 del 2020. Sono alcuni dei dati che emergono dalla XXX edizione del Rapporto Immigrazione di Caritas italiana e Fondazione Migrantes,

Tra le presenze straniere in Italia prevalgono le donne (51,9%), che arrivano all’80% dall’Ucraina, dalla Georgia e da diversi Paesi dell’Est Europa. La maggioranza degli immigrati continua a vivere al Nord (58,5%), il Nord Est e il Centro si aggirano entrambi intorno al 24,5%, mentre nel Sud e nelle isole sono il 12,1% e il 4,8%. Le prime cinque regioni sono la Lombardia (22,9% della popolazione straniera in Italia) seguita da Lazio, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Capitale dell’immigrazione è sempre Roma, in cui risiede il 10%, seguita da Milano (9,2%) e Torino (4,2%).

I 3.696.697 cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno  (dati Ministero dell’Interno) lo sono per motivi di famiglia (48,9% del totale, +9,1% rispetto al 2019), seguiti da quelli per lavoro (43,4% e +12,1% dal 2019), quindi dai motivi di protezione internazionale (5,0%), comprese le forme di tutela speciale o ex umanitaria.

Gli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2019/2020 sono, in valori assoluti, 876.801, il 10,3% del totale, in decrescita dal 2018. Il dato più interessante è l’aumento degli stranieri iscritti negli istituti di scuola secondaria di secondo grado, segno della spinta delle seconde generazioni. Invece quasi un quarto dei bambini figli di immigrati, nell’età 3-5 anni, non frequenta la scuola dell’infanzia.

La componente religiosa

Nel 2021 si registra un calo dei fedeli musulmani (con un 2% in meno si attesta sul 27,1% del totale, 1 milione e 400mila fedeli) e un aumento, invece, della componente cristiana (con 2,9 milioni di fedeli arriva al 56,2% a inizio 2021, a fronte del 53-54% degli anni precedenti).

La componente cristiana è costituita in maggioranza da ortodossi (57,5%, pari ad oltre 1,6 milioni). Seguono i cattolici (866mila, pari al 30,3% degli stranieri cristiani).

La Fondazione Ismu al 1° gennaio 2021 segnala 144mila stranieri di religione buddista (pari al 2,8% degli stranieri residenti in Italia), 102mila di religione indù (il 2,0%), 98mila sikh (l’1,9%) e 47mila persone appartenenti ad altre religioni (lo 0,9%). Gli atei e gli agnostici sono circa 461mila (9%).

Aumenta la povertà assoluta delle famiglie straniere

È aumentata del 2,3%, a causa della pandemia, la povertà assoluta delle famiglie straniere. Sono 568.000 i nuclei familiari in questa situazione, più di una famiglia su 4, a fronte di un’incidenza del 6% tra le famiglie di soli italiani. Negli anni pre-pandemia la povertà assoluta nelle famiglie di soli stranieri si attestava al 24,4% (quasi un nucleo su quattro), in tempi di Covid-19 risulta povera in termini assoluti più di una famiglia su quattro (il 26,7%).

I 2.663 centri di ascolto e servizi Caritas dislocati in 193 diocesi hanno aiutato 106.416 cittadini stranieri, il 52% del totale, soprattutto da Marocco (18,5%) e Romania (9,1%). Anche gli stranieri hanno subito un forte contraccolpo a causa della chiusura di molte attività lavorative e sono più esposti ad un rischio sfruttamento.

Il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (13,1%) è superiore a quello dei cittadini italiani (8,7%), mentre il tasso di occupazione degli stranieri (60,6%) è diventato inferiore a quello degli italiani (62,8%). A soffrirne di più le conseguenze, come sempre le donne, “con una riduzione del tasso di occupazione due volte maggiore”.

Più colpiti gli occupati in alberghi e ristoranti (25,2% degli Ue e 21,5% degli extra-Ue) e altri servizi collettivi e personali (27,6 % degli Ue e 25,2% degli extra-Ue). Per non parlare del cono d’ombra caduto sulle donne vittime di tratta e sfruttamento a scopi sessuali e lavorativi, divenute ancora più invisibili.

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