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Raid israeliano in Siria: fuori uso l’aeroporto di Aleppo

Un bombardamento israeliano ha messo fuori uso l'aeroporto di Aleppo, in Siria: lo riferiscono i media statali

Un bombardamento israeliano ha messo fuori uso l’aeroporto di Aleppo, in Siria: lo riferiscono i media statali. La guerra civile siriana ha avuto inizio nel 2011 in Siria vedendo contrapposti una coalizione eterogenea di milizie armate definite ribelli dalla stampa occidentale e le forze governative supportanti il governo di Bashar al-Assad.

La posizione ufficiale di Israele sulla guerra civile siriana è stata di stretta neutralità. Tuttavia, Israele è stato coinvolto politicamente e militarmente per impedire la crescente influenza e il radicamento delle forze iraniane e dei suoi delegati in tutta la Siria.

Siria: raid israeliano su Aleppo, fuori uso l’aeroporto

Un bombardamento israeliano ha messo fuori uso l’aeroporto di Aleppo, in Siria: lo riferiscono i media statali. “Intorno alle 4:30 (le 3:30 in Italia, ndr), il nemico israeliano ha effettuato un attacco aereo dal Mediterraneo, a ovest di Latakia, contro l’aeroporto internazionale di Aleppo”, causando “danni materiali sull’asfalto e mettendo l’aeroporto fuori servizio”, riferisce l’agenzia di stampa ufficiale Sana, citando una fonte militare.

Siria: generale Usa visita il campo di prigionia Isis di al Hol

Il generale americano Micheal Kurilla, a capo del Comando centrale statunitense, si è recato nel nord-est della Siria in visita nel famigerato campo di prigionia di al Hol, descritto come uno Stato islamico in miniatura per l’alto tasso di civili che aderiscono all’ideologia dell’Isis. Da più di 4 anni nel campo sono stati rinchiusi dagli Stati Uniti e dalle forze curde, alleate delle forze americane in Siria, decine di migliaia tra donne e bambini, molti dei quali ex mogli e figli di jihadisti dell’Isis.

L’Isis in Siria è stato formalmente sconfitto sul piano militare nella primavera del 2019, ma da allora cellule di insorti locali continuano a colpire soldati governativi siriani e combattenti curdi. Media siriani e regionali citano lo stesso Centcom americano secondo cui lo scopo della visita di Kurilla ad al Hol è stato quello di “osservare in prima persona le attuali condizioni umanitarie… gli sforzi di riabilitazione e di integrazione per riportare i residenti (del campo) nei loro paesi di origine”.

Circa 42mila dei 51mila prigionieri di al Hol sono sia siriani, che non possono essere trasferiti in altri paesi, sia iracheni, respinti di fatto dal governo di Baghdad. I restanti 8mila prigionieri provengono da oltre 50 nazionalità diverse. Ma i rispettivi paesi di origine procedono con estrema lentezza nelle operazioni di rimpatrio oppure non rispondono alle sollecitazioni degli Usa e delle forze curde. “Il nostro continuo impegno multinazionale per rimpatriare i residenti dei campi nei loro paesi di origine non solo migliora la sicurezza e la stabilità nella regione ma, cosa ancora più importante, allevia questa sfida umanitaria”, ha affermato il Generale Kurilla, citato dai media.

Fonte: Ansa

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