Sos violenze. Il numero verde contro la
violenza e lo stalking (il 1522) messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari Opportunità fornisce alcune
evidenze significative e sembra aver rappresentato uno strumento di grande sostegno alle vittime di
violenza, anche grazie alle
campagne informative e di sensibilizzazione trasmesse dalla televisione. A partire
dal 22 marzo la crescita delle chiamate al 1522 ha mostrato un incremento esponenziale di violenze per poi decrescere in coincidenza con la Fase 2 e
la progressiva e graduale riapertura dal 4 maggio in poi.
Quota
Il numero delle persone (11.920) che ha chiesto aiuto durante il lockdown è raddoppiato nel corso del trimestre marzo-maggio, rispetto allo stesso periodo di un anno fa. La quota maggiore di chiamate stata per chiedere aiuto in caso di violenza o stalking o per segnalare casi di violenza (5.115 pari a 42,9 per cento del totale dall’1 marzo al 31 maggio), per chiedere informazioni sul servizio fornito (il 24%) e per avere informazioni sui centri anti-violenza (12%). Un numero consistente di utenti si è rivolto al servizio anti-violenza per chiedere qualche forma di supporto di tipo sociale o psicologico (il 19,3% del totale). L’82,8% delle chiamate (sia chat sia telefonate), nel periodo 1 marzo-31 maggio, è stato un primo contatto, con una quota in aumento rispetto agli anni precedenti. La violenza descritta da coloro che chiedono aiuto e supporto, riferisce l’Agi, è per lo più di tipo fisico e psicologica, ed è la prima a crescere nel periodo del lockdown (passando da 44,9 per cento e casi a 51,3 per cento). A rivolgersi al 1522 sono soprattutto le vittime coniugate (con un 48,5% dei casi), ma non sfuggono a questi episodi anche le single (32,3%). Mettendo a confronto il trimestre marzo-maggio con lo stesso periodo dell’anno precedente si osserva un calo dal 16,6 per cento al 12,9 della quota di vittime che presentano denuncia alle forze dell’ordine. Circa un terzo delle motivazioni della non denuncia ricade nella sfera delle pressioni (esplicite o implicite) da parte del contesto familiare: conseguenze negative che si possono generare nel contesto familiare (che passano dal 19,5% del 2019 al 27,4% del 2020), ma anche paura generica (14,8%), paura della reazione del violento (13,7).
Sos violenze
Il 58,2% delle vittime (pari a 2.972 casi) che si rivolgono al numero verde dichiarano di aver figli, di cui il 57,2% minori. In 9 casi su 10 i minori hanno assistito alla violenza e nel 16,7% dei casi dichiarano che anche essi l’hanno subita. Aver subito o assistito ad atti di violenza comporta dei cambiamenti nell’equilibrio psichico e fisico dei figli (minorenni o maggiorenni). Tra i casi registrati emerge la crescita di inquietudine (826 casi del trimestre considerato), l’aumento dell’aggressività (153 casi) o l’emersione di comportamenti “adultizzati” di accudimento e protezione verso i familiari vittime di violenza(162 casi). In alcuni casi (93) sono proprio i figli a segnalare le violenze in famiglia. Questa tendenza nel corso del lockdown è notevolmente cresciuta. Malgrado l’aumento delle chiamate di aiuto al 1522, nel periodo di lockdown non emerge però un incremento delle denunce alle forze dell’ordine; sono salite, tuttavia, le chiamate di intervento alle sale operative delle questure (+8,3% nel primo quadrimestre 2020), con 12.579 richieste di aiuto tra gennaio e aprile 2020. Tra le misure di prevenzione della violenza domestica vi sono gli ammonimenti predisposti dai questori in caso di stalking e di violenza domestica e le misure di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare, 13 predisposte dai giudici su richiesta dei procuratori e attuati dalla polizia giudiziaria. Mentre i primi sono diminuiti nei mesi di marzo ed aprile 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, le seconde sono aumentate del 66,7% nel mese di marzo, mentre il numero è rimasto invariato ad aprile (ma il dato potrebbe ancora non includere tutti i procedimenti attivati) rispetto al 2019.
Femminicidi
Anche gli omicidi sono diminuiti nei primi mesi del 2020 (-34,5% nel primo quadrimestre), ma mentre per gli uomini vi è stata una diminuzione di circa il 50%, per le donne il numero è rimasto invariato, a causa di un aumento del 114,3% delle vittime donne nel mese di gennaio. Il minimo si è registrato nel mese di marzo per gli uomini (-76,9%) e ad aprile per le donne (-40%). La tendenza a trarre maggior vantaggio dal confinamento in casa da parte degli uomini è evidente dalla composizione per genere delle vittime: la percentuale di donne uccise sul totale è stata negli ultimi dieci anni pari a circa un terzo delle vittime, ma nel mese di marzo, in pieno lockdown, ha raggiunto il 57,1%. Durante il periodo di lockdown, dovuto all’emergenza coronavirus, per il 9,1% della popolazione, pari a circa 3 milioni di persone, il clima familiare è stato difficile al punto da generare paura di dire o di fare qualcosa. E sebbene in generale si sia osservato un clima familiare sereno e positivo, non va sottovalutata la fragilità di alcune situazioni di fronte alle restrizioni imposte dal lockdownm secondo il Rapporto Istat 2020 sulla situazione nel Paese, dove è dedicato un intero capitolo alla questione coronavirus e alle sue implicazioni sul tessuto sociale.