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Il premier Draghi: in gioco c’è il destino dell’Italia

Le comunicazioni del Premier al Parlamento sul Piano nazionale di ripresa e resilienza che dovrebbe portare il Paese fuori dalla crisi economica innescata dalla Pandemia e favorirne l'ammodernamento

Il premier Draghi in Parlamento per illustrare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, oggi alla Camera e domani al Senato. Il piano arriverà a Bruxelles entro il 30 aprile.

Prima dell’intervento di Draghi, qualche polemica da parte delle opposizioni sul ritardo con ci è arrivate il testo.

Le parole del Presidente del Consiglio

Riparare i danni della pandemia è il primo obiettivo del Recovery plan. Lo ha detto il premier Mario Draghi illustrando la misura alla Camera. “Il pil è caduto dell’8,7, i giovani e le donne hanno sofferto di più il calo dell’occupazione”, ha ricordato. Le funzioni di monitoraggio sono affidate al Ministero dell’Economia, ha detto ancora Draghi, la cabina di regia è a Palazzo Chigi.

Stanziati circa 50 miliardi per digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 41 con il Dispositivo Europeo e 8,5 con il Piano nazionale. Nessun taglio all’ecobonus e un impegno per estenderlo al 2023. Draghi ha parlato anche di donne, giovani, Sud e assegno unico.

Le priorità di Draghi

“La pandemia – dice il premier – ci ha colpito più dei nostri vicini europei”. Draghi elenca i tristi numeri di questa stagione: “Abbiamo raggiunto il numero di quasi 120.000 morti per il Covid-19, a cui si aggiungono i tanti mai registrati. Nel 2020 il PIL e’ caduto dell’8,9 per cento, l’occupazione e’ scesa del 2,8 per cento, ma il crollo delle ore lavorate e’ stato dell’11 per cento, il che da’ la misura della gravita’ della crisi”. Poi Draghi sottolinea come i giovani e le donne abbiano sofferto maggiormente e chiede una di medio-lungo termine specificando coome il Piano affronta alcune debolezze che affliggono la nostra economia e la nostra societa’ da decenni: “Le riforme e gli investimenti sono corredati da obiettivi quantitativi e traguardi intermedi e sono organizzate in sei Missioni. I progetti di ciascuna missione mirano ad affrontare tre nodi strutturali del nostro Paese, che costituiscono obiettivi orizzontali dell’intero Piano. Si tratta di colmare le disparita’ regionali tra il Mezzogiorno e il Centro Nord, le diseguaglianze di genere e i divari generazionali.

La riforma della giustizia

La riforma della giustizia “e’ uno degli impegni piu’ importanti ed espliciti che abbiamo preso verso l’Unione europea: l’obiettivo finale che ci proponiamo e’ ambizioso, ridurre i tempi dei processi del 40 per cento per il settore civile e almeno del 25 per cento per il penale”. Lo dice Mario Draghi che poi aggiunge: “Nonostante i progressi degli ultimi anni, permangono ritardi eccessivi. In media sono necessari oltre 500 giorni per concludere un procedimento civile in primo grado, a fronte dei circa 200 in Germania – ha proseguito – Il Piano rivede l’organizzazione degli uffici giudiziari e crea l’Ufficio del processo, una struttura a supporto del magistrato nella fase “conoscitiva” della causa. “Nel campo della giustizia civile si semplifica il rito processuale in primo grado e in appello, e si da’ definitivamente attuazione al processo telematico, come richiesto nei mesi scorsi dal Senato. Il Governo intende ridurre l’inaccettabile arretrato presente nelle aule dei tribunali, e creare i presupposti per evitare che se ne formi di nuovo”, ha concluso Draghi.

La riforma della Pubblica Amministrazione

La seconda riforma di sistema riguarda la Pubblica amministrazione, sulla cui capacità di rispondere in modo efficiente ed efficace incidono diversi fattori. Tra questi: la stratificazione normativa, la limitata e diseguale digitalizzazione, lo scarso investimento nel capitale umano dei dipendenti, l’assenza di ricambio generazionale e di aggiornamento delle competenze“. Così il premier Mario Draghi che indica poi i quattro ambiti principali della riforma: “Assunzioni e concorsi, mediante una  razionalizzazione delle procedure di assunzione e una programmazione degli organici mirata a fornire servizi efficienti a imprese e  cittadini. Buona amministrazione, grazie a una semplificazione del quadro normativo e procedurale. Rafforzamento delle Competenze, tramite una revisione dei percorsi di carriera, la formazione continua del personale e lo sviluppo professionale. La Digitalizzazione, con  investimenti in tecnologia, la creazione di unità dedicate alle  semplificazione dei processi e la riorganizzazione degli uffici”.

“Inoltre – illustra ancora Draghi – entro maggio presentiamo un decreto che interviene con misure di carattere prevalentemente strutturale volte a favorire l’attuazione del PNRR e del Piano  complementare. Oltre a importanti semplificazioni negli iter di attuazione e di valutazione degli investimenti in infrastrutture, si  procede a una semplificazione delle norme in materia di appalti  pubblici e concessioni”.

L’appello allo spirito repubblicano

“E’ con la fiducia che questo appello allo spirito repubblicano verra’ ascoltato, e che si tradurra’ nella costruzione del nostro futuro, che presento oggi questo Piano al Parlamento”. Cosi’ il premier Mario Draghi, concludendo la presentazione del Pnrr alla Camera dei deputati.

“Prima di concentrarmi sulla descrizione del Piano, vorrei ringraziarvi – aveva detto Draghi nell’incipit del suo discorso in Aula – per il prezioso lavoro di interlocuzione con Istituzioni e Parti sociali svolto dal Parlamento.

La buona riuscita del Piano richiede uno sforzo corale delle diverse istituzioni coinvolte e un dialogo aperto e costruttivo. Il Parlamento ha effettuato, con eccezionale rapidita’, un ingente lavoro di sintesi delle osservazioni e delle istanze di numerosi enti istituzionali, associazioni di categoria ed esperti che ha contribuito alla fase finale di definizione del Piano. Tale lavoro di sintesi si e’ affiancato all’intensa collaborazione tra i diversi Ministeri a vario titolo coinvolti nella predisposizione del Piano, un lavoro che ha molto beneficiato dell’azione svolta dal precedente Governo. Ringrazio anche le Regioni, le Provincie e i Comuni, il cui ruolo va oltre queste consultazioni. Gli enti territoriali sono infatti determinanti per la riuscita del Piano”.

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