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“Pizzo”, usura, estorsioni: decapitata la mafia crotonese

Ricostruita "l'attività usuraria a danno di commercianti e piccoli imprenditori, con tassi usurari compresi tra il 120% e il 150% l'anno"

Imponevano tassi usurari del 150% l’anno. I carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip su richiesta della Dda nei confronti di 13 presunti appartenenti alla ‘ndrangheta di Cutro e San Leonardo di Cutro. Cutro è un comune in provincia di Crotone noto per l’importante Torneo Internazionale di Scacchi che si svolge tra aprile e maggio ogni anno.

Le accuse

Tutti e 13 gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, usura, estorsione ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

L’indagine, diretta dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, è iniziata dopo due atti intimidatori compiuti il 13 novembre 2018 ai danni di altrettanti negozi di Sellia Marina – davanti ai quali erano state posizionate delle taniche di benzina – ed è stata sviluppata con indagini tecniche, pedinamenti, accertamenti patrimoniali e l’audizione delle vittime.

L’attività di usura

Le attività hanno consentito di documentare gli assetti e l’operatività sul litorale ionico-catanzarese delle articolazioni territoriali della ‘ndrangheta di Cutro e San Leonardo di Cutro, facenti capo alle famiglie Mannolo-Scerbo-Zoffreo-Falcone, interessate a imporre la propria presenza egemone sul territorio con una serie di delitti, avvalendosi della forza intimidatrice “del vincolo associativo, finalizzati ad imporre il controllo sulle attività economiche”.

Le indagini svolte, grazie anche alla collaborazione di alcune vittime, hanno consentito di ricostruire “l’attività usuraria degli indagati a danno di commercianti e piccoli imprenditori, con tassi usurari compresi tra il 120% e il 150% l’anno e l’impiego di condotte estorsive finalizzate a ottenere il pagamento”.

Inoltre è emersa l’imposizione del “pizzo” a imprenditori e commercianti soprattutto in occasione delle principali festività dell’anno. Oltre agli arresti, i carabinieri hanno sequestrato due società intestate ad uno degli indagati, somme di denaro, rapporti bancari, finanziari, beni mobili ed immobili per complessivi 260.000 euro.

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