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Pilagatti (SAPPE): “La situazione dei detenuti psichiatrici nelle carceri è sempre più drammatica

L'allarme dalle colonne di InTerris.it di Federico Pilagatti, responsabile per la Regione Puglia del SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) dopo l'ennesimo caso di violenza contro un agente penitenziario

“La situazione dei detenuti psichiatrici nelle carceri è divenuta sempre più drammatica poiché il numero aumenta a dismisura e non ci sono possibilità di poterli curare in maniera adeguata a causa dell’annosa carenza di specialisti psichiatrici”.

E’ l’allarme che lancia dalle colonne di InTerris.it il dottor Federico Pilagatti, responsabile per la Regione Puglia del SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) dopo l’ennesimo caso di violenza contro un agente penitenziario avvenuto nel carcere di Brindisi per mano di un detenuto con problemi psichiatrici.

L’intervista a Federico Pilagatti

L’ultimo caso di violenza contro un agente penitenziario è avvenuto solo pochi giorni fa. Cosa è successo?

“Un detenuto di origini tarantine di circa 35 anni in carcere per furto e ricettazione era stato chiamato dal poliziotto addetto alla sezione per effettuare la telefonata ai propri familiari. L’uomo, senza alcun motivo, aveva iniziato a inveire contro l’agente che gli stava aprendo la stanza. Poi, improvvisamente, lo ha colpito con una testata al viso procurandogli una forte contusione. L’agente è dovuto andare d’urgenza al pronto soccorso per farsi curare le ferite. Dopo l’aggressione, il detenuto ha continuato a circolare libero nella sezione vantandosi di quello che aveva appena fatto con gli altri detenuti. E’ rimasto nella sua sezione con gli altri detenuti perché il medico di turno non ha dato il nulla osta per spostarlo in isolamento in quanto soggetto psichiatrico. Tra l’altro, sembrerebbe che il tarantino fosse da poco giunto al carcere di Brindisi da un altro carcere proprio a seguito di un analogo attacco violento avvenuto in un altro penitenziario della regione”.

Ci sono stati altri episodi dopo questo?

“Sì. Gli eventi critici sono giornalieri in tutte le carceri pugliesi. Si esplicitano in vari modi: con aggressioni agli altri detenuti, che in molti casi convivono con i detenuti psichiatrici nelle stanze non essendoci posti dove tenerli. Con le aggressioni ai poliziotti che spesso finiscono al pronto soccorso a causa delle lesioni riportate; infine, attraverso atti di autolesionismo o con tentati suicidi”.

Il carcere di Bari

Quali altri problemi hanno le carceri pugliesi?

I problemi delle carceri – pugliesi ed italiane – sono tanti e importanti. Il primo è il sovraffollamento. In Italia ci sono oltre 54mila detenuti, ma i posti sono meno di 47mila. Il sovraffollamento nelle strutture detentive pugliesi si attesta, come media, al 145% – è il dato peggiore d’Italia – e si somma all’inadeguatezza delle strutture e alla carenza di personale di sostegno e di sicurezza”.

Perché i detenuti psichiatrici non sono ricoverati nelle Rems, le strutture sanitarie di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi?

“La gestione interna delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS)  è di esclusiva competenza del Dipartimento di Salute Mentale delle ASL. Ma la stragrande maggioranza dei detenuti psichiatrici non sta nelle REMS ma in carcere. Questo perché sono numericamente molti di più dei posti disponibili nelle Rems. Proprio per questo nei giorni scorsi abbiamo presentato un esposto di denuncia nei confronti delle ASL nonché dei responsabili regionali della sanità, proprio perché non assicurano cure adeguate ai detenuti”.

Di che cifre stiamo parlando?

“In Puglia, nello specifico, ci sono solo due Rems attive che accolgono una quarantina di posti. Mentre i detenuti con problemi psichiatrici – sugli oltre quattromila detenuti totali nelle carceri pugliesi – sono centinaia. Abbiamo notizia che ci sono moltissimi malati psichiatrici in carcere che aspettano da mesi un posto in una Rems. Questo nonostante nel carcere di Lecce sia presente una Rems interna per detenuti molto pericolosi che potrebbe ospitare fino a 20 malati psichiatrici. Ma purtroppo la struttura è praticamente inutilizzata per l’assenza di medici psichiatri. Problematica, quest’ultima, peraltro evidenziata anche dall’assessore alla salute della Regione Puglia, il dott. Rocco Palese”.

carceri
Detenuto in carcere (immagine di repertorio)

Quali risposte dalle ASL locali in merito ai detenuti psichiatrici?

“Nessuna. Infatti, per quel che riguarda la nostra denuncia, ci aspettiamo un intervento della Magistratura poiché le Asl sembra non siano in grado di gestire una situazione così complessa e al contempo delicata. Attualmente, tutto il lavoro dei detenuti psichiatrici ricade dunque sulle spalle dei poliziotti che sono costretti a gestire, h24, questi soggetti speciali. Il carcere, lo voglio ricordare, non è un ospedale psichiatrico: non ha degli spazi adatti né dei medici chi li seguano costantemente. Gli agenti penitenziari, inoltre, non sono degli operatori sanitari: noi non abbiamo una preparazione per la gestione dei malati psichiatrici, spesso violenti. Le aggressioni quotidiane sono il risultato di tutto ciò”.

Cosa pensa del nuovo Governo relativamente al problema carcerario?

“Sono ottimista. Mai era accaduto che un primo Ministro durante il discorso per la fiducia al Governo indicasse come una priorità quella delle carceri nonostante i tanti problemi urgenti da affrontare nel Paese. Proprio per questo il SAPPE ha ringraziato pubblicamente la premier per le parole chiare e concrete espresse sulle carceri, che portano finalmente una discontinuità con le politiche finora adottate da ministri che nell’ultimo decennio hanno di fatto regalato le carceri ai detenuti depotenziando e riducendo la polizia penitenziaria unico baluardo a difesa delle legalità e delle istituzioni nei penitenziari. Infatti, l’approccio del primo ministro Meloni è stato molto netto parlando di un principio che è rispettato in tutto il mondo civile e cioè ‘la certezza della pena’. Senza certezza della pena, non si va da nessuna parte, poiché su quella si regge la credibilità e l’autorevolezza dello Stato nei confronti dei cittadini vittime di reati”.

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