La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha annunciato ieri sera che domani formalizzerà un rimpasto del suo governo costituito poco più di una settimana fa, precisando che l’operazione riguarderà in particolare il premier Pedro Angulo. Questo in risposta scontri nelle strade del Perù dopo la destituzione dell’ex presidente Pedro Castillo. I morti in una settimana sono stati 25.
Perù: rimpasto di governo domani, via il premier Angulo
Nella sua prima intervista da quando si è insediata alla presidenza dopo l’arresto di Pedro Castillo, La presidente del Perù, Dina Boluarte ha spiegato che l’esecutivo “sta per essere ristrutturato, per dargli una funzione più ‘politica’ e per costruire ponti per il dialogo” con la popolazione che è scesa in piazza. Per quanto riguarda Angulo, in un’intervista alla Tv Perù ha indicato di avere “informazioni” su presunti eccessi commessi dalle forze dell’ordine nelle regioni dove ci sono state manifestazioni contro il governo e il Parlamento, sottolineando che essi “dovrebbero essere indagati”.
“Ho avuto informazioni – ha quindi precisato – che ci sarebbero state torture o sparizioni di persone che ancora non si sa dove siano. Questo deve essere oggetto di indagine perché non è ammissibile che accada in nessuno Stato”. Su questo delicato tema il premier ha ricordato che la settimana scorsa il ministero degli Esteri peruviano ha annunciato l’arrivo a Lima di una delegazione della Commissione interamericana dei diritti umani (Iachr).
Perù: 25 morti in una settimana di gravi violenze
Una difficile settimana di disordini e proteste antigovernative si è chiusa oggi in Perù con un bilancio di 25 morti, tutti civili, centinaia di feriti, e gravi danni a infrastrutture, ma anche con una soluzione quasi definitiva per i numerosi turisti, fra cui vari italiani, rimasti bloccati a causa della impraticabilità delle strade statali e degli aeroporti. Secondo l’Ufficio del Difensore civico peruviano 20 persone sono morte direttamente negli incidenti con le forze dell’ordine, e cinque in eventi legati ai blocchi stradali.
Inoltre, 290 poliziotti e 279 civili sarebbero rimasti feriti. Citando un rapporto di questo ufficio, così il quotidiano peruviano La Republica racconta l’accaduto: “La maggior parte delle persone decedute erano giovani e vivevano in zone umili. Non si trattava di gente che abitava nella stessa zona o di amici” “Non si conoscevano – aggiunge il giornale – ma sono morti allo stesso modo: durante le manifestazioni e gli scontri con le forze di sicurezza, da quando Dina Boluarte si è insediata (alla presidenza, in sostituzione di Pedro Castillo, ndr.), e il Parlamento ha bocciato l’idea di anticipare le elezioni”. La crisi si è concentrata in sei regioni (Lima, Apurímac, La Libertad, Junín, Arequipa e Ayacucho) e si è via via intensificata drammaticamente. Solo nel primo giorno dello stato di emergenza, il 14 dicembre, sono morti nove manifestanti.
Il fine settimana, comunque, sembra aver permesso una tregua nelle proteste, e questo ha sbloccato la difficile situazione di centinaia di turisti stranieri sorpresi in varie località – 200 nella sola cittadella incaica di Machu Picchu – dalle manifestazioni a sostegno dell’ex presidente Castillo, in carcere con l’accusa di tentato colpo di stato. L’ANSA ha anche appreso da fonte a conoscenza della situazione che per quanto riguarda le varie decine di italiani in difficoltà sul territorio peruviano, la situazione è in “una fase di rientro alla normalità”.
Fonte: Ansa