Paura per la sorte di Elnaz Rekabi, la campionessa di arrampicata iraniana

Elnaz Rekabi, campionessa iraniana di arrampicata

C’è paura per la sorte di Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che ha partecipato domenica scorsa senza hijab alla competizione di arrampicata ai Campionati asiatici in Corea del Sud. Lo rivela IranWire, sito di giornalisti dissidenti iraniani.

La giovane, riportano i media locali, sarà trasferita direttamente da Seul nella famigerata prigione di Evin, a Teheran, dov’è detenuta anche l’italiana Alessia Piperno, e che, nei giorni scorsi, è stata scenario di violenti proposte e di un vasto incendio nel quale sono morti alcuni detenuti.

Stando alle indiscrezioni, non confermate, il capo della Federazione di arrampicata iraniana Reza Zarei avrebbe ingannato l’atleta conducendola dall’albergo di Seul all’ambasciata iraniana, dopo aver ricevuto ordini dal presidente del Comitato olimpico iraniano Mohammad Khosravivafa che, a sua volta, avrebbe agito su input del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. L’atleta nelle ultime ore risultava “scomparsa”. Ma l’ambasciata iraniana a Seul rassicura: “La campionessa è in viaggio con la squadra”.

L’obbligo dello hijab all’estero

La campionessa di arrampicata Elnaz Rekabi aveva gareggiato senza il velo musulmano a Seul unendosi alle proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini. Ma in Iran l’hijab è obbligatorio anche per le donne iraniane nelle competizioni sportive anche quando rappresentano all’estero il proprio Paese. Per questo è ricercata e (forse) è già in Iran.

Le proteste in Iran sono esplose dopo la morte della 22enne curda iraniana, deceduta dopo il suo arresto da parte della polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab.

Onu: “Seguiremo il caso di Elnaz da vicino”

“Le Nazioni Uniti hanno sollevato con le autorità iraniane il caso di Elnaz e seguiranno la vicenda “da molto vicino”: lo ha detto oggi a Ginevra la portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, Ravina Shamdasani.

“Quel che vogliamo sottolineare è che le donne non dovrebbero mai essere perseguite per ciò che indossano e non dovrebbero mai essere sottoposte a violazioni come la detenzione arbitraria o altre violenze per come sono vestite”, ha aggiunto. “A un mese dallo scoppio delle manifestazioni in tutto l’Iran, la risposta violenta delle forze di sicurezza contro i manifestanti e le notizie di arresti arbitrari e uccisioni e detenzioni di bambini sono profondamente preoccupanti. Alcune fonti suggeriscono che fino a 23 bambini e minorenni sono stati uccisi e molti altri feriti”, ha detto Ravina Shamdasani parlando alla stampa accreditata presso le Nazioni Unite a Ginevra.

Iran: continuano le proteste e gli scioperi tra i lavoratori

Intanto continuano gli scioperi e le proteste tra i lavoratori in Iran, ad un mese dalla morte di Mahsa. L’impianto per la lavorazione della canna da zucchero di Haft-Tappeh ha iniziato un nuovo sciopero dopo una convocazione martedì. Anche altri lavoratori degli impianti petrolchimici di Abadn, Mahshahr, Assaluyeh, Bandar Abbas e dell’impianto di produzione di pneumatici di Kian-tire a Yazd si sono uniti agli scioperi dei lavoratori, iniziati la scorsa settimana. Secondo i social media, un gruppo di lavoratori è stato arrestato.

A Teheran, Karaj, Rasht, Sanandaj, Yazd e Abdanan la scorsa notte sono continuate le proteste e gli scioperi. Anche gli studenti universitari delle città di Teheran, Karaj, Ardebil, Rasht, Najafabad, Bushehr e Shahrkord hanno tenuto raduni e scioperi.

Iran: 880 arresti per proteste nella provincia di Gilan

Nella provincia di Gilan, nel nord ovest dell’Iran, 880 persone sono state arrestate dopo avere preso parte alle proteste, in corso da oltre un mese in varie città del Paese per la 22enne curda Mahsa Amini, morta in seguito all’arresto perché non portava il velo in modo corretto.

I detenuti “erano coinvolti in aggressioni a cittadini e attacchi a proprietà privata”, ha dichiarato il vice capo della polizia Hossein Hassanpour, come riporta Irna, facendo sapere che molti di loro sono già stati sottoposti all’attenzione della Magistratura. Mentre altri, che non avevano precedenti penali, sono stati rilasciati in seguito a inchieste.

Durante le operazioni delle forze dell’ordine, sono state sequestrate bombe molotov mentre sono stati identificati componenti di un gruppo che pianificava sabotaggi, ha fatto sapere il funzionario.

Milena Castigli: