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Papa: “Vivere con fortezza cristiana i momenti difficili”

All'udienza generale Francesco esorta i fedeli a "cercare Cristo nel tabernacolo che sono gli ultimi, i sofferenti, le persone sole e povere"

“Domani è la Solennità del Corpus Domini, Corpo e Sangue di Cristo. Quest’anno non è possibile celebrare l’Eucaristia con manifestazioni pubbliche, tuttavia possiamo realizzare una “vita eucaristica”- afferma il Papa-. L’ostia consacrata racchiude la persona del Cristo: siamo chiamati a cercarla davanti al tabernacolo in chiesa, ma anche in quel tabernacolo che sono gli ultimi, i sofferenti, le persone sole e povere- afferma papa Fra
Rivolgo il mio pensiero agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Tutti esorto a
trovare nell’Eucaristia le energie necessarie per vivere con fortezza cristiana i momenti difficili”.

Preghiera di Giacobbe

L’udienza Generale di questa mattina si è svolta nella Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano. Continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, ha incentrato la sua meditazione sul tema: “La preghiera di Giacobbe”. Il Pontefice ha rivolto un appello alle istituzioni in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, che si celebra venerdì. “Proseguiamo la nostra catechesi sul tema della preghiera– sostiene Jorge Mario Bergoglio-. Il libro della Genesi, attraverso le vicende di uomini e donne di epoche lontane, ci racconta storie in cui noi possiamo rispecchiare la nostra vita. Nel ciclo dei patriarchi, troviamo anche quella di un uomo che aveva fatto della scaltrezza la sua dote migliore: Giacobbe. Il racconto biblico ci parla del difficile rapporto che
Giacobbe aveva con suo fratello Esaù. Fin da piccoli, tra loro c’è rivalità, e non sarà mai superata in seguito. Giacobbe è il secondogenito, ma con l’inganno riesce a carpire al padre Isacco la benedizione e il dono della primogenitura. È solo la prima di una lunga serie di
astuzie di cui questo uomo spregiudicato è capace. Costretto a fuggire lontano dal fratello, nella sua vita pare riuscire in ogni impresa. È abile negli affari: si arricchisce molto, diventando proprietario di un gregge enorme. Con tenacia e pazienza riesce a sposare la più bella delle figlie di Labano, di cui era veramente innamorato.”

Carovana

Prosegue il Pontefice. “Giacobbe, diremmo con linguaggio moderno, è un uomo che “si è fatto da solo”, con l’ingegno riesce a conquistare tutto ciò che desidera. Un giorno sente il richiamo di casa, della sua antica patria, doveva ancora viveva Esaù, il fratello con cui sempre era stato in pessimi rapporti. Giacobbe parte e compie un lungo viaggio con
una carovana numerosa di persone e animali, finché arriva all’ultima tappa, al torrente Jabbok. Qui il libro della Genesi ci offre una pagina memorabile. Racconta che il patriarca, dopo aver fatto attraversare il torrente a tutta la sua gente e tutto il bestiame, rimane da solo sulla sponda straniera. E pensa: che cosa lo attende per l’indomani?  Che atteggiamento assumerà suo fratello Esaù? La mente di Giacobbe è un turbinio di pensieri… E, mentre si fa buio, all’improvviso uno sconosciuto lo afferra e comincia a lottare con lui. Il Catechismo spiega: ‘La tradizione spirituale della Chiesa ha visto in questo racconto il simbolo della preghiera come combattimento della fede e vittoria della perseveranza’. Giacobbe lottò per tutta la notte, senza mai lasciare la presa del suo avversario. Alla fine viene vinto, colpito dal suo rivale al nervo sciatico, e da allora sarà zoppo per tutta la vita. Quel misterioso lottatore chiede il nome al patriarca e gli dice:’Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!’ . Allora anche Giacobbe chiede all’altro: ‘Svelami il tuo nome’. Quello non glielo rivela, ma in compenso lo benedice. E Giacobbe capisce di aver incontrato Dio faccia a faccia”.

Metafora

“Lottare con Dio: una metafora della preghiera. Altre volte Giacobbe si era mostrato capace di dialogare con Dio, di sentirlo come presenza amica e vicina– evidenzia Francesco-. Ma in quella notte, attraverso una lotta che si protrae a lungo e che lo vede quasi soccombere, il patriarca esce cambiato. Per una volta non è più padrone della situazione, non è più l’uomo stratega e calcolatore; Dio lo riporta alla sua verità di mortale che trema e che ha paura. Per una volta Giacobbe non ha altro da presentare a Dio che la sua fragilità e la sua impotenza. Ed è questo Giacobbe a ricevere da Dio la benedizione, con la quale entra zoppicando nella terra promessa: vulnerabile, e vulnerato, ma con il cuore nuovo. Prima era uno sicuro di sé, confidava nella propria scaltrezza. Era un uomo impermeabile alla grazia, refrattario alla misericordia”.

Contro l’ignoto

Precisa il Pontefice: “Ma Dio ha salvato ciò che era perduto. Tutti quanti noi abbiamo un appuntamento nella notte con Dio. Egli ci sorprenderà nel momento in cui non ce lo aspettiamo, in cui ci troveremo a rimanere veramente da soli. In quella stessa notte, combattendo contro l’ignoto, prenderemo coscienza di essere solo poveri uomini. Ma, proprio allora, non dovremo temere: perché in quel momento Dio ci darà un nome nuovo, che contiene il senso di tutta la nostra vita; e ci darà la benedizione riservata a chi si è lasciato cambiare da Lui“. L’udienza generale si è conclusa con la recita del Padre Nostro e la benedizione apostolica.

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