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Papa:”Senza Dio si procede a tentoni e si cade”. Invocazione per la conversione in pandemia

A Santo Spirito in Sassia, Francesco celebra, in forma privata, la Messa nel 20° anniversario della canonizzazione di Suor Faustina Kowalska e dell’istituzione della Domenica della Divina Misericordia

“Domenica scorsa abbiamo celebrato la risurrezione del Maestro, oggi assistiamo alla
risurrezione del discepolo- afferma il Papa. È passata una settimana che i discepoli, pur avendo visto il Risorto, hanno trascorso nel timore, stando “a porte chiuse”, senza nemmeno riuscire a convincere della risurrezione l’unico assente, Tommaso“. E aggiunge il Pontefice: “Che cosa fa Gesù davanti a questa incredulità timorosa? Ritorna, si mette nella stessa posizione, in mezzo ai discepoli, e ripete lo stesso saluto: “Pace a voi!”. Ricomincia da capo“. Nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, Francesco ha celebrato, in forma privata, la Messa nel ventesimo anniversario della canonizzazione di Suor Faustina Kowalska e dell’istituzione della Domenica della Divina Misericordia.

La prova

“Nella prova che stiamo attraversando, anche noi, come Tommaso, con i nostri timori e i nostri dubbi, ci siamo ritrovati fragili– sostiene Jorge Mario Bergoglio-. Abbiamo bisogno del Signore, che vede in noi, al di là delle nostre fragilità, una bellezza insopprimibile. Con Lui ci riscopriamo preziosi nelle nostre fragilità. Scopriamo di essere come dei bellissimi cristalli, fragili e preziosi al tempo stesso. E se, come il cristallo, siamo trasparenti di fronte a Lui, la sua luce, la luce della misericordia, brilla in noi
e, attraverso di noi, nel mondo“. Ecco il motivo, secondo Francesco, per essere, come ci ha detto la Lettera di Pietro, “ricolmi di gioia, anche se ora, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove“. In questa festa della Divina Misericordia “l’annuncio più bello giunge attraverso Tommaso, il discepolo arrivato più tardi”. E, esorta il Pontefice, “quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità! Impariamo dalla comunità cristiana delle origini, descritta nel libro degli Atti degli Apostoli. Aveva ricevuto  misericordia e viveva con misericordia“. Infatti “tutti i credenti avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno“.

Opere di misericordia

Questo, osserva il Pontefice, “non è ideologia, è cristianesimo, non quella comunità, dopo la risurrezione di Gesù, uno solo era rimasto indietro e gli altri lo aspettarono. Oggi sembra il contrario: una piccola parte dell’umanità è andata avanti, mentre la maggioranza è rimasta indietro. E ognuno potrebbe dire: “Sono problemi complessi, non sta a me prendermi cura dei bisognosi, altri devono pensarci!”. Santa Faustina, dopo aver incontrato Gesù, scrisse: “In un’anima sofferente dobbiamo vedere Gesù Crocifisso e non un parassita e un peso. Signore, ci dai la possibilità di esercitarci nelle opere di misericordia e noi ci esercitiamo nei  giudizi”. Lei stessa, però, un giorno si lamentò con Gesù che, ad esser misericordiosi, si passa per ingenui. Disse: “Signore, abusano spesso della mia bontà”. E Gesù: “Non importa, figlia mia, non te ne curare, tu sii sempre misericordiosa con tutti”. Con tutti”. Perciò, esorta Francesco, “non pensiamo solo ai nostri interessi, agli interessi di parte. Cogliamo questa prova come un’opportunità per preparare il domani di tutti. Perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno. Oggi l’amore disarmato e disarmante di Gesù risuscita il cuore del discepolo. Anche noi, come l’apostolo Tommaso, accogliamo la misericordia, salvezza del mondo. E usiamo misericordia a chi è più debole: solo così ricostruiremo un mondo nuovo“.

La mano divina

“La risurrezione del discepolo inizia dalla misericordia fedele e paziente di Gesù, dalla scoperta che Dio non si stanca di tenderci la mano per rialzarci dalle nostre cadute. Egli vuole che lo vediamo così: non come un padrone con cui dobbiamo regolare i conti, ma come il nostro Papà che ci rialza sempre- sottolinea Jorge Mario Bergoglio-. Nella vita andiamo avanti a tentoni, come un bambino che inizia a camminare, ma cade; pochi passi e cade ancora; cade e ricade,  e ogni volta il papà lo rialza. La mano che ci rialza sempre è la misericordia: Dio sa che senza misericordia restiamo a terra, che per camminare abbiamo bisogno di essere rimessi in piedi. E tu puoi obiettare: “Ma io non smetto mai di cadere!”. Il Signore lo sa ed è sempre pronto a risollevarti“. Aggiunge il Pontefice:”Egli non vuole che ripensiamo continuamente alle nostre cadute, ma che guardiamo a Lui, che nelle cadute vede dei figli da rialzare, nelle miserie vede dei figli da amare con misericordia. Oggi, in questa chiesa diventata santuario della misericordia in Roma, nella Domenica che vent’anni fa san Giovanni Paolo II dedicò alla Misericordia Divina, accogliamo fiduciosi questo messaggio”. Dialogo tra Gesù e Santa Faustina.

Santa Faustina in dialogo con Gesù

Sottolinea Francesco che a santa Faustina Gesù disse: “Io sono l’amore e la misericordia stessa; non c’è miseria che possa misurarsi con la mia misericordia”. Una volta, poi, la santa disse a Gesù, con soddisfazione, di avergli offerto tutta la vita, tutto quel che aveva. Ma la risposta di Gesù la spiazzò: “Non mi hai offerto quello che è effettivamente tuo“. Che cosa aveva trattenuto per sé quella santa suora? Gesù le disse con amabilità: “Figlia, dammi la tua miseria”. Quindi, evidenzia il Papa: “Anche noi possiamo chiederci: “Ho dato la mia miseria al Signore? Gli ho mostrato le mie cadute perché mi rialzi?”. Oppure c’è qualcosa che tengo ancora dentro di me? Un peccato, un rimorso del passato, una ferita che ho dentro, un rancore verso qualcuno, un’idea su una determinata persona. Il Signore attende che gli portiamo le nostre miserie, per farci scoprire la sua misericordia“. Prosegue Jorge Mario Bergoglio: “Torniamo ai discepoli. Avevano abbandonato il Signore durante la Passione e si sentivano colpevoli. Ma Gesù, incontrandoli, non fa lunghe prediche. A loro, che erano feriti dentro, mostra le
sue piaghe. Tommaso può toccarle e scopre l’amore, scopre quanto Gesù aveva sofferto per lui, che lo aveva abbandonato. In quelle ferite tocca con mano la vicinanza tenera di Dio. Tommaso, che era arrivato in ritardo, quando abbraccia la misericordia supera gli altri discepoli: non crede solo alla risurrezione, ma all’amore sconfinato di Dio. E fa la confessione di fede più semplice e più bella: “Mio Signore e mio Dio!“. Ecco la risurrezione del discepolo: si compie quando la sua umanità fragile e ferita entra in quella di Gesù”. Lì, puntualizza il Pontefice, “si dissolvono i dubbi, lì Dio diventa il mio Dio, lì si ricomincia ad accettare sé stessi e ad amare la propria vita”.

Pandemia

“Mancava solo lui, Tommaso- commenta il Pontefice- Ma il Signore lo ha atteso. La misericordia non abbandona chi rimane indietro. Ora, mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua proprio questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente. Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda, però, che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi”.

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